Food forest: che cos’è e come funziona

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Food Forest

Mentre la tecnologia interviene nell’agricoltura per rendere più efficiente e sostenibile la produzione, un nuovo sistema di coltivazione può ricreare la biodiversità e produrre il massimo cibo: stiamo parlando della food forest, ma che cos’è? L’esperto Stefano Soldati la definisce come “un sistema che, ispirandosi al bosco, cerca di produrre il massimo di cibo, fibre e legna da ardere, per soddisfare i nostri bisogni”: un bosco formato da alberi da frutto, erbe medicinali, cespugli di bacche e ortaggi.

Le caratteristiche

Quando si parla di food forest, si fa riferimento a un appezzamento di 800/1000 mq, altrimenti si parla di giardini commestibili, e il sistema dal quale si trae ispirazione per la sua costruzione è il bosco o la foresta, dove, in uno stesso spazio, convivono piante di diverse altezze, con funzioni complementari. In questa ‘foresta del cibo’ si trovano principalmente:

  • Alberi perenni, ovvero che non devono essere ripiantate e non hanno bisogno di lavorazioni particolari.
  • Varietà e biodiversità data dalla struttura stratificata.
  • Alberi da frutto grandi quali melo, pero, ciliegio e frutteti medi (fichi e melograni).
  • Piante cespugliose aromatiche come rosmarino, lavanda, lamponi.
  • Essenze a foglie.
  • Tuberi.

La cosa sorprendente è che non ha bisogno di trattamenti o potature perché il suolo si autogenera grazie alla presenza delle pianti perenni, delle foglie e dei frutti caduti. Molto importante per mantenere la biodiversità è non dissodare il terreno così da:

  • preservare la struttura naturale,
  • impedire la perdita di sostanze nutritive,
  • consentire ai piccoli ospiti del suolo, microbi o insetti, di svolgere in modo compiuto il loro lavoro: mantenere il terreno sano, fertile e attivo.

Come funziona la food forest

Questa tipologia di coltivazione segue i principi della permacultura secondo la quale, per aumentare la produttività, le piante in natura devono crescere in una struttura stratificata:

  1. In alto gli alberi che formano una tettoia,
  2. arbusti e piante erbacee sottostanti,
  3. piante che coprono il terreno nello strato più basso e che hanno radici coltivabili,
  4. nell’ultimo livello piante rampicanti che crescono verticalmente.

Nella food forest troviamo gli alberi da frutto in alto, scendendo gli arbusti di bacche commestibili, poi piante perenni e annuali, e infine i tuberi sottoterra. Grazie a questa stratificazione le chiome ombreggiano le piante sottostanti, i livelli più vicini a terra rimangono sempre più rigogliosi e umidi, e la profondità che raggiungono le radici di alberi alti rendono le piante più piccole resistenti alla siccità. Un vero e proprio sistema che si autogenera diventando sostenibile. Per ricreare una vera e propria foresta del cibo, però, è necessario sapere come nasce una foresta vergine e come replicarla.

Il ciclo delle foreste vergini

In terreni poveri le prime a nascere sono le erbe spontanee annuali, seguite dopo qualche anno dalle erbe spontanee perenni. Grazie alla pioggia, queste arricchiranno lentamente il suolo di materia organica, dando vita ai primi arbusti che diventano rifugio per gli uccelli e delle armature per i piccoli alberi che nasceranno qualche anno dopo. Dopo vari cicli di piante spontanee, dal bosco prende vita la foresta vergine composta da alberi che possono vivere oltre 1000 anni e che ospita tutte le forme di vita, dalla più microscopica al mammifero più grande.

Come creare la food forest da questo ciclo

Ovviamente per ricreare la food forest non è possibile aspettare 700 anni, dunque per ricreare il ciclo della rigenerazione della natura è necessario piantare lo stesso giorno frutteti, alberi, arbusti ed erbe.

Food forest e orto: le differenze

È importante sottolineare che la food forest non è un orto perché a differenza di quest’ultimo non ha bisogno né di essere coltivata e né di interventi continui e i frutteti non sono costituiti dalla stessa specie e messi in fila, ma necessitano di altre piante per creare un equilibrio e autosostenersi. A differenza dell’orto, l’obiettivo della food forest è l’autoconsumo. 

Benefici

Oltre a generare cibo e biodiversità, mitiga l’inquinamento atmosferico, genera ossigeno, le radici degli alberi contribuiscono a immagazzinare il carbonio nel suolo e a migliorare la circolazione dei nutrienti. Grazie al suolo sano come base, le foreste alimentari richiedono una minore o nessuna fertilizzazione artificiale e contribuiscono a diminuire le emissioni di CO2.

Esempi

Il paese che conta più food forest sono gli Stati Uniti e la prima è la Beacon Food Forest di Seattle. Anche l’Italia non scherza in quanto c’è:

  • la Picasso Food Forest nel quartiere di Lubiana, Parma che ospita 200 specie di piante e alberi da frutta.
  • Parco nord di Milano che occupa 10.000 mq
  • Bosco Nico in Veneto
  • Saja in Sicilia
  • Bosco Cinque Querce a Siena con alberi e arbusti da frutto, erbe medicinali e officinali, bacche e ortaggi utili sia all’uomo che alla fauna selvatica.