Dieta Mediterranea: la terza via nella ristorazione globale

0
2660
©canva

In una società frenetica, soggetta a continue mutazioni antropologiche e che impone il dinamismo come modello  di vita, siamo approdati a nuove modalità di consumo.
Tra fast food, street food e discount siamo totalmente immersi in una nuova realtà costituita da BigMac e Kebab che, in breve tempo, sono diventati i pilastri del paradigma del cibo globale.
In questa frenesia, la Dieta Mediterranea si pone come alternativa: una terza via in grado di risanare le fratture di una società mainstream che ha perso l’attitudine al mangiar sano e a stringere legami sociali con la propria comunità.
Quella Mediterranea infatti non è una dieta in senso stretto, ma uno stile di vita: una modalità che intende il cibo un linguaggio dello scambio e dell’ospitalità, alla stregua di altri sistemi che regolano e governano la società.
Nell’era del politically correct in cui vige l’omologazione dilagante in tutti i settori; l’uomo contemporaneo tende a distinguersi attraverso le proprie scelte alimentari che puntano a sottrarre alimenti piuttosto che aggiungerne.
In questo panorama la Dieta Mediterranea si pone come ottimo crocevia in grado di coniugare non solo funzioni nutritive ma anche ideologiche ed etiche contro la corruzione moderna e l’obesità del superfluo.
Lo stile di vita Mediterraneo impone un ritorno all’abbondanza frugale. Un modo socialmente democratico di nutrirsi bene e insieme; in cui il rito del pasto diventa un momento di confronto e trasmissione di valori, poiché il cibo si fa parola e il mangiare diventa espressione culturale di un popolo.
Non a caso nel 2010 la Dieta Mediterranea ha ricevuto il riconoscimento UNESCO quale patrimonio culturale di rilevanza non solo globale ma universale: “una pratica alimentare che non si risolve semplicemente in una serie di ricette e tipicità, ma rinvia a processi sociali, alle politiche e alle retoriche che le contengono e le producono incessantemente”.
Per non perdere i valori sottesi alle diverse culture è quindi fondamentale partire dalla tavola: ma quali sono i cibi simbolo di questa alimentazione?
Nell’immaginario comune il termine Dieta Mediterranea fa pensare sostanzialmente a due piatti: gli spaghetti pomodoro e basilico e la pizza. Ma questa accezione non è totalmente vera poiché il suo inventore Ancel Keys con sua moglie Margaret, promuovono un regime povero di grassi ma ricco di sapori e mai monotono, in cui non esistono privazioni e prevale la regola del “di tutto un po’”.
Questa mentalità alimentare ha come fulcro l’assunzione di tanta frutta e verdura. Infatti il cuore di ciò che oggi consideriamo Dieta Mediterranea  è principalmente vegetariano ed è costituito nella sua essenza a partire dalla così detta Triade Mediterranea composta dall’olio, il vino e il pane. Così, in un’ottica volta all’autarchia alimentare, all’autoproduzione e al km zero, la ristorazione globale deve tornare alla sua essenza, al vintage e all’immanenza del cibo inteso come il più universale dei linguaggi umani.

Fonti:
E.Moro “La dieta Mediterranea – Mito e storia di uno stile di vita”
M.Niola “Homo Dieteticus – Viaggio nelle tribù alimentari”