Antonia Klugmann e il suo “luogo magico”

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Candore nel viso e timidezza negli occhi, così si presenta sul palco della SALA AUDITORIUM di Identità Golose 2015 la giovane chef Antonia Klugmann. Pochi secondi e l’imbarazzo svanisce. Il viso si illumina, ardono gli splendidi occhi azzurri e la chef inizia a raccontare. Racconta del suo “luogo magico” – L’Argine a Vencò – , del fiume su cui sorge e di cui lei si definisce custode. Racconta di una passione. Passione per la sua terra e dei doni di cui è madre. Così, con tenerezza, parla della tenace Valeriana – protagonista del suo piatto vegetariano. Pianta che, caparbia, resiste alle intemperie e al sempre più frequente, intrusivo e prepotente, intervento umano.
Competenza nei gesKlugmann_anteti e consapevolezza nelle parole, ecco come agisce la giovane chef sul palco di Identità Golose 2015. Unica donna – nella prima giornata di IG2015 – a conferire nella sala Auditorium, Antonia Klugmann spicca tra i grandi nomi che l’hanno preceduta, per la purezza e la modestia dei suoi modi. Per la ricchezza e il fascino delle sue conoscenze.
Sul palco, descrive e cucina un piatto vegetariano a base di valeriana – di cui prima – e sedano rapa, ma non manca una portata proteica a base di nervetti. Da questo secondo piatto emerge, ancora, tutto il suo immenso rispetto per la natura, che non è solo rispetto della terra, ma oculatezza negli sprechi, utilizzo di tutto ciò che della flora e della fauna ci è concesso mangiare, senza che nulla sia gettato. Descrive, con minuzia, il procedimento che dalle ginocchia del manzo (puntuale regalo del macellaio) conduce al suo piatto, ricco nel sapore e povero nella spesa. Antonia Klugmann è una dolce scoperta, che non accetta i complimenti per la sua bravura, ma rende merito alla natura per i sui processi. E rende merito anche l’uomo la giovane Antonia, riconoscendogli la capacità di inventare sempre nuovi modi per nutrirsi, di adattarsi per sopravvivere, regalando nuova vita alla terra. Non c’è paura o condanna per la deriva dell’umano consumismo alimentare, ma c’è speranza e fiducia nelle sue parole. E la sua cucina diventa un inno alla Sana Intelligenza, fortissimamente voluta da questa undicesima edizione di Identità Golose, dal suo patron Paolo Marchi e dagli chef tutti che ne hanno fatto parte.