Identità Golose: “identità” in evoluzione

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cucina moderna
©canva

Identita_Golose_evoluzione3Identità Golose non è solo un evento. E’ un’idea, un concetto, un progetto ancora – e sempre – in fieri. Si, perché Identità Golose è in continua evoluzione e lo testimoniano le entusiastiche righe di presentazione che ogni anno Paolo Marchi, ideatore e curatore dell’evento, pubblica e diffonde. Sono parole di un appassionato che vede crescere sempre più, quella che un tempo fu una semplice, quanto mai brillante, idea.
L’idea di accogliere, in Italia, chef e pasticceri di tutto il mondo.  Fini conoscitori e artigiani sublimi di una materia in grado di accattivare e soddisfare tutti i sensi: il cibo.
Nel corso delle 11 edizioni, il modo di guardare e parlare di cibo è molto cambiato.
Si è partiti da una – antesignana – “spettacolarizzazione” dello stesso, che non è più mero prodotto destinato all’alimentazione, ma “oggetto” in grado di esprimere l’autore e la sua personalità. Così, la prima edizione del 2005 mira ad “ingolosire ed impreziosire” ogni singolo alimento, celebrando la capacità degli chef di creare piatti unici e arricchiti di nuova luce.

Nel 2006, l’attenzione è sull’aspetto più morbido e romantico del pasto, il dolce.
Ma è con la terza edizione che diviene chiara la natura di Identità Golose: lo scopo non è sfilare su una passerella, bensì recuperare quel concetto di ereditarietà fra “mille teste, mille identità e milioni di idee”. L’edizione del 2008 aspira a trasmettere nuova consapevolezza del patrimonio culinario, e lo fa proponendo un viaggio attraverso le eccellenze di tutto il mondo. E’ l’anno del giorno in più, per raccontare al meglio quello che di cibo non si era ancora detto. Dal 2009 in poi, inizia la ri-scoperta e la valorizzazione della cucina vegetariana; gradualmente, e sempre più, l’attenzione si sposta sul “processo produttivo”, monito alla tutela della terra. E’ questo il periodo che porta, nell’alta cucina e – di riverbero – in Identità Golose, che di quella cucina “alta” ne è lo specchio, il ritorno all’essenzialità degli elementi e al rispetto degli stessi. Gli chef, sempre più scienziati e meno operai, ancorano saldamente i loro piatti alla tradizione. Tradizione dei contenuti, non dei contenitori: alimenti del passato di ogni uomo, lavorati con tecnica sapiente e moderna in cui l’etica è al servizio dell’estetica.
Il bisogno di rispettare la natura per rispettare noi stessi si fa sentire, e lo gridano le parole di Paolo Marchi: è il momento di andare “oltre il mercato” e “dritti alle materie prime”, per sostituire una società di consumi dissennati con una società concreta e controllata dal basso.
Così nel 2014 l’Identità diviene “Intelligente” e nel 2015 questa intelligenza diviene “Sana”.
Protagonisti indiscussi di quest’ultima edizione saranno i prodotti: “una sana intelligenza” esprime la necessità di mangiare con la testa. Non più cibo che si guarda, si annusa e si gusta, ma cibo che si pensa con la consapevolezza della sua bontà, della sua potenza e delle sue origini. Del rispetto che queste meritano, forse, troppo a lungo trascurato.