Il viaggio del vino: dal monte Ararat alla Cina

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il viaggio del vino
©pixabay

Il vino non si beve soltanto, si annusa, si osserva, si gusta, si sorseggia e… se ne parla. (Edoardo VII 1841 – 1910)

Al Vino

Nobile vino, nettare degli Dei, le tue origini risalgono a un tempo indefinito,

a quando ti generò tua madre, la “vitisvinifera”: forse, tra i monti del Caucaso,

un “homo sapiens”, in un giorno fortunato, segnato dal destino e non dal caso,

riuscì a trasformarti da frutto comune in un magico liquido, dolce come candìdo.

Sei stato la prima creatura dell’umana sapienza, sei nato prima della scrittura,

prima della musica e della poesia. Tu non conosci confini, tienilo a mente,

hai accompagnato tutte le grandi civiltà, cantato e decantato, tutta la cultura

in ogni tempo, in ogni luogo e lingua[…] Sandro Boccia

La vite è considerata una delle più antiche piante della terra, si ipotizza che la sua origine risalga a più di 2 milioni di anni fa.
Le prime testimonianze scritte sulla vite si trovano nella Bibbia.
Nel libro della Genesi Dio ordinò a Noè di costruire un’arca per sfuggire al “diluvio universale” e far sopravvivere la specie umana e gli animali.
Quando il  diluvio finì l’arca si posò sul monte Ararat, Noè uscito dall’arca piantò una vigna e si ubriacò.
“Ora Noè,coltivatore della terra,cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino,si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda.”(Gn9,20-21)
E’ interessante notare che Noè piantò la vigna e non i semi dell’uva, e questo fa supporre che la coltivazione della vite risalisse a prima del diluvio.

La maggior parte degli studiosi ritiene che lo sviluppo della vitivinicoltura si sia avuto nelle regioni del Caucaso, dove a partire da 8000 anni fa circa si verificò la selezione della vite passando da vitis silvestris a vitis vinifera. Ciò è dimostrato da chiare documentazioni in bassorilievi, pitture funerarie, tavolette che descrivono le tecniche di coltivazione della vite e della produzione del vino. Si racconta che la nascita del vino sia stata del tutto casuale, alcune popolazioni asiatiche conservavano il succo d’uva in otri di pelle di capra o di cammello, a causa delle elevate temperature il succo fermentò e si trasformò in una sostanza piacevole che veniva miscelata con miele, erbe aromatiche o assenzio per migliorarne il sapore. Dal Caucaso la vite si diffuse verso la Mesopotamia, l’ Egitto, la Fenicia, la Siria, il Libano, la Palestina e la Grecia. In Mesopotamia come in Egitto,il vino era riservato a sacerdoti, re, governanti e uomini che facevano parte dell’elite del potere.

Gli Egizi conservavano il vino in giare sigillate con attaccato un cartellino per indicare provenienza e annata. Da alcune pitture tombali di Tebe apprendiamo le loro procedure di vinificazione. Sappiamo che la vite era coltivata a pergolato e che la fermentazione avveniva nelle anfore che venivano sigillate.In Palestina, Siria e Libano la vite venne introdotta molto probabilmente nel 3000 a.C. Tra loro soprattutto gli israeliti avevano la propensione alla coltivazione della vigna seguendo le indicazioni dell’Antico Testamento in cui la vigna simboleggia Israele.“La vigna è la casa di Israele” (Is 5,7). Prima per gli ebrei ed in seguito per i cristiani il vino e la vigna diventano simboli importanti.

Se per gli ebrei la vigna rappresenta Israele per i cristiani rappresenta Gesù e i suoi tralci rappresentano i suoi seguaci.”Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.Ogni tralcio che in me non porta frutto,lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perchè porti più frutto” (Gv15,1-2). Nell’Eucaristia il vino diventa il sangue di Gesù. Esso assume un ruolo importante anche nei suoi miracoli. Il primo miracolo della sua vita pubblica è quello delle nozze di Cana in cui trasforma l’acqua in vino.

Per la diffusione in Grecia invece dobbiamo aspettare ancora qualche anno.Qui infatti la vite viene introdotta dai micenei nel 1500 a.C. circa ma la diffusione vera e propria avviene molti secoli dopo. Nell’Odissea di Omero ci sono molti riferimenti al vino.“Allora Ulisse ingannò il Ciclope con un singolare artificio: fece bere a Polifemo il vino e durante il sonno bruciò con un tronco ardente l’unico occhio del turpe mostro”. Ma troviamo riferimenti anche nell’Iliade, sullo scudo di Achille sono rappresentati una vendemmia e un grappolo d’uva.Avvenimento importante per la propagazione della viticoltura in Grecia è sicuramente la diffusione del mito di Dioniso. A lui era dedicata la festa di primavera e quella d’autunno.Lo scopo del rito era quello di ricordare le vicende di Dioniso, figlio di una relazione adulterina tra Zeus e una mortale e per questo perseguitato fino alla pazzia da Era, consorte legittima di Zeus. Il corteo era composto dalle menadi, donne incoronate con frasche di alloro e indossanti pelli di animali selvatici, e da uomini camuffati da satiri. Ebbro di vino, il corteo si abbandonava alla suggestione musicale del ditirambo, una danza ritmica ossessiva scandita da flauti e da tamburi. Lo scopo del rito era quello di raggiungere quello speciale stato di possessione che gli antichi chiamavano entusiasmo: il rito si chiudeva con la caccia e lo sbranamento di un animale selvatico.

A partire dall’ VIII secolo a.C. la fondazione di nuove colonie nel sud Italia da parte della Grecia portò allo sviluppo della viticoltura anche in Italia, chiamata allora Enotria. Ma oltre che dai greci questa fu introdotta anche dagli etruschi nell’Italia centrale,l’attuale Toscana.L’importanza della viticoltura in Italia è testimoniata da numerosi trattati sull’agricoltura. Il primo trattato sulla viticoltura è De Agri Cultura di Catone. Virgilio nelle Georgiche parla dello sviluppo della vite in funzione del terreno.Plinio il vecchio con la Naturalis Historia tratta delle diverse viti,la natura del suolo ed il ruolo del clima. Varrone con il De Re Rustica si occupa degli aspetti gestionali dei vitigni.Nel De Re Rustica di Columella invece troviamo indicazioni sui terreni adatti ai vitigni,le talee per la riproduzione,la potatura,ecc. Oltre che nella letteratura, presso i romani l’importanza della vite la possiamo notare anche nell’arte. Ai romani si deve la più grande diffusione della viticoltura nel mondo allora conosciuto. La sua diffusione va di pari passo con le conquiste dell’impero romano.Per una questione di costi il vino veniva trasportato via acqua, per questo motivo le coltivazioni si trovavano vicino al mare o a fiumi.Le principali città dell’impero tra cui Roma, Ostia e Pompei avevano molte “tabernae”, lì si poteva trovare vino di alta qualità, fatto invecchiare per anni e acquistato dai ceti più ricchi, e vino di scarsa qualità, il vinello. Il vino era tassato in tutto l’impero.

 

Se i romani e il Cristianesimo avevano contribuito alla diffusione del vino e della viticoltura,la caduta dell’impero romano e le conquiste arabe lo frenarono drasticamente dal momento che l’Islam vieta il consumo di vino.In questo periodo l’espansione dei monasteri in tutta Europa fa sì che la coltivazione delle viti sopravviva, grazie ai monaci favorevoli a tale coltura.

Dopo la scoperta dell’America comincia la diffusione della viticoltura anche nel resto del mondo. Gli spagnoli la portarono prima in Messico, poi in Perù, Bolivia, Colombia e Cile .In Argentina fu diffusa da un gesuita mentre in Florida dai francesi.A metà del ‘600 gli olandesi la portarono in Sud Africa. A fine ‘700 invece gli inglesi piantarono un vigneto nella prima colonia penale che fondarono  in Australia.Come a Roma, anche nel resto del mondo, ad occuparsi dei vigneti erano gli schiavi.

Per concludere ritengo importante parlare anche della Cina. A differenza di ciò che pensiamo,la diffusione della viticoltura non è avvenuta negli ultimi anni ma ha radici molto antiche.L’introduzione della vitis vinifera in Cina risale al IV secolo a.C. Nel libro “Series of Western regions’ exploration” di Marc Aurel Stein si racconta che nell’antica città di Niya furono ritrovati i resti in buono stato di un vigneto all’esterno di un cortile residenziale..A quel tempo la coltivazione di uva e la produzione di vino erano effettuate principalmente nelle regioni occidentali della Cina. Nel 138 a.C., l’inviato speciale della dinastia Han occidentale Zhang Qian visitò le regioni occidentali e vide che attorno alla località di Dayuan, la gente beve un tipo di vino prodotto con uva; i ricchi conservano più di dieci milioni di litri e questi si mantengo per più di dieci anni. Zhang Qian portò il vino e la tecnologia viticola dalle regioni occidentali alle Pianure Centrali. Si ritiene che la Cina iniziò la sua l’industria del vino in epoca Han (140 a.C.-88 a.C.). Oggi è un settore in continua crescita nonostante al momento i vini prodotti non sono di alta qualità.