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Unisob e Gambero Rosso insieme per la Tua formazione. Iscriviti al Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia.

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L’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa in sinergia con il Gambero Rosso (il network del cibo e del vino più autorevole e articolato presente sul mercato) e Città del Gusto Napoli per la IX edizione del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia. In questa edizione, Web Content Edition, saranno trattati in maniera altamente specifica i temi del web marketing e lo sviluppo dei contenuti online nel mondo del Food & Beverage. La capillarità e la specificità con cui vengono trattati gli argomenti è una delle caratteristiche fondamentali di questo percorso formativo che spazia dalla Storia e Antropologia della gastronomia all’Organizzazione di eventi o al Food Web Writing e Giornalismo Enogastronomico. L’iter formativo a disposizione dello studente è quindi in grado di fornire le competenze di cui il mercato ha bisogno.

1500 Ore | 60 CFU | 400 Ore di Stage formativo

Inoltre l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa mette a disposizione, per gli studenti residenti fuori Provincia, fino a sei alloggi gratuiti presso la residenza universitaria sita a Napoli in Vico Paradiso, 49.

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Vuoi lavorare nel mondo del Food & Beverage? Iscriviti al Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia

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La IX edizione del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia sta per partire. Si tratta di un percorso altamente formativo, caratterizzato da una didattica multidisciplinare e dinamica. Un grande filo conduttore, l’enogastronomia, sarà il fulcro delle lezioni del Master. Verranno trattati quindi temi come l’Antropologia e la Storia, il Giornalismo, il Web Marketing e tanto altro. Gli studenti avranno la possibilità, inoltre, di effettuare visite guidate e di cimentarsi nella degustazione di cibo e vino con laboratori sensoriali.

Quindi, la figura professionale in uscita è quella del comunicatore esperto nel settore Food, nel turismo enogastronomico, nella promozione del Made in Italy del settore agroalimentare, nella comunicazione e valorizzazione del territorio e delle tipicità enogastronomiche locali, dell’addetto alle pubbliche relazioni e al marketing, del redattore di contenuti multimediali, ma anche dell’organizzatore di eventi enogastronomici.

Il percorso formativo fornirà allo studente le specifiche competenze di cui le imprese hanno bisogno, un valore aggiunto fondamentale per affrontare le sfide in atto.

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IX Edizione del Master a.a. 2018/2019: Web Content Edition

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La IX edizione del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia si concentrerà soprattutto sull’evoluzione e la crescita dei mercati on line. Nel programma di questa edizione, denominata web content edition, saranno affrontati case studies grazie alla collaborazione con importanti aziende, ponendo particolare attenzione al tema della creazione dei contenuti on line e soprattutto a stimolare gli user generated content. Le figure professionali in uscita saranno quindi in grado di fornire, alle imprese in cerca di competenze qualificate, il valore aggiunto necessario per affrontare le sfide in atto: opportunità, ma anche minaccia per chi è impreparato al cambiamento.

La figura professionale in uscita è quella del comunicatore esperto nel settore Food, nel turismo enogastronomico, nella promozione del Made in Italy del settore agroalimentare, nella comunicazione e valorizzazione del territorio e delle tipicità enogastronomiche locali, dell’addetto alle pubbliche relazioni e al marketing, del redattore di contenuti multimediali, ma anche dell’organizzatore di eventi enogastronomici.

Il percorso formativo ha durata annuale e prevede 1500 ore (comprensive anche delle verifiche e dello studio individuale e della prova finale) così suddivise: 33 giornate di lezioni teoriche (pari a 264 ore), 24 giornate di laboratori sensoriali ed audio-video (pari a 200 ore), 3 visite guidate (pari a 24 ore), 3 mesi di stage (pari a 400 ore).

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Al via la IX edizione del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia

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Il Master nasce da una sinergia tra l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, il Gambero Rosso (il network del cibo e del vino più autorevole e articolato presente sul mercato) e la Città del Gusto di Napoli. La IX edizione, web content edition, ha come focus principale il tema della creazione dei contenuti on line in relazione al mondo dell’enogastronomia. Perché scegliere questo percorso formativo altamente professionalizzante?

  • Si tratta del Primo master universitario italiano di Gambero Rosso, casa editrice italiana specializzata in enogastronomia attraverso la pubblicazione di guide, trasmissioni televisive, formazione, una rivista mensile e diverse applicazioni mobili, fondata nel 1986.
  • Alto tasso di Placement, grazie all’elevato numero di partner per gli stage in Azienda della durata minima di 480 ore, tra cui: Gambero Rosso, Città del Gusto Napoli, Rosso Pomodoro, Pastificio dei Campi, Ferrarelle, Mastroberardino, Feudi di San Gregorio, Unilever, Kimbo, Centrale Latte, Sire Ricevimenti, Auricchio, Pastificio Di Martino, Pastificio Antonio Amato, Olio Dante, Pastificio Garofalo, Sire Ricevimenti, Pasta Rummo, Fattoria la Rivolta, La Cucina Italiana ecc…
  • Visite Guidate in Azienda e Lezioni in aula di operatori del settore al fine di sviluppare una relazione ed uno scambio direttamente nel corso dei moduli didattici.
  • Alloggio gratuito per studenti fuori sede nella residenza universitaria di Ateneo.
  • Laboratori sensoriali nelle cucine didattiche di Città del Gusto Napoli, grazie ai quali saranno effettuate degustazioni formative con l’obiettivo di offrire una conoscenza empirica di tecniche e best practices in ambito eno-gastronomico.

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Si fa presto a dire Basilico

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E’ considerato un’erba regale. La pianta aromatica per eccellenza. Anche se di origine indiana è indubbiamente la più mediterranea delle erbe usate in cucina.
Il termine Basilico (Ocimum Basilicum) deriva dal greco “Basilikos”.Si dice sia nato ai piedi della croce di Cristo e raccolto dall’imperatrice Elena che lo diffuse in tutto il mondo.

Dal pesto all’insalata di pomodori, le declinazioni del basilico in cucina sono davvero infinite. Ma vi sono elementi che gli consentono di essere utilizzato anche in altri campi: dal salutistico alla conservazione. Oggi prodotti alimentari sani sono preparati con foglie di basilico dolce e sono comunemente utilizzati nella medicina tradizionale per alleviare lo stress e prevenire la gotta. Ma è anche estremamente utile per coloro che soffrono di osteoartite o artrosi. Il suo olio essenziale è impiegato per la preparazione di profumi e liquori in quanto ha proprietà antiossidanti, antimicrobiche, antimicotiche e repellenti per insetti.

Ha un basso apporto calorico e contiene molte sostanze nutritive essenziali, minerali e vitamine necessari per la salute dell’organismo. Nelle foglie sono presenti molti amminoacidi essenziali, tra cui il triptofano, coinvolto nella produzione dell’ormone della felicità. Ma fate molta attenzione! Prima di utilizzarlo in cucina abbiate l’accortezza di selezionare le foglie più mature o selezionare le foglie da piante più alte di 10 cm.  Le foglie di basilico sono considerate cancerogene e dannose per il nostro organismo se assunte in quantità eccessive.

E’ stato dimostrato che la luce ultravioletta influenza notevolmente l’attività fitochimica e antiossidante. L’aumento dei flavonoidi da irradiazione UV-B migliora la qualità nutrizionale e le foglie trattate con raggi ultravioletti hanno dimostrato un’attività antiproliferativa più potente contro una linea cellulare di cancro al seno, rispetto a quelle non trattate.
I semi di Ocimum basilicum sono ricchi di fibre. In alcune regioni dell’Asia come l’Iran e l’India, sono spesso inclusi nelle bevande e nei dessert freddi per scopi estetici. Questi ultimi hanno un contenuto ragionevole di gomma (BSG)  con proprietà funzionali eccezionali che sono comparabili ad altre gomme commerciali.
La BSG può essere utilizzata come stabilizzante alternativo per maionese, gelati e prodotti lattiero-caseari. La sua incorporazione induce cambiamenti nella struttura colloidale, in particolare nelle strutture del grasso e dell’aria.

Artigianalità e passione per il vino: abbiamo incontrato “Agnanum”

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Dalla conoscenza di un territorio si possono spiegare buona parte delle caratteristiche di gusto e profumi di un vino. È stato questo uno degli insegnamenti appresi durante la visita nell’azienda agricola Agnanum. Il proprietario e vignaiolo Raffaele Moccia, ci ha accolto nella sua vigna circondata dal rigoglioso paesaggio dei Campi Flegrei. Con calma e disponibilità ha spiegato tutto il lavoro che c’è dietro ad alcuni fra i più conosciuti vini della Campania.

Il nostro dovere è rispettare e portare avanti il lavoro di quelli che ci hanno preceduto“. Si concentra in queste parole di Raffaele l’importanza di portare avanti un tipo di allevamento artigianale su un territorio storico vocato alla coltivazione della vite, come quello che abbiamo avuto modo di conoscere. Moccia ci ha spiegato che è un territorio complesso quello da cui attinge la sua produzione di vino. Per la cui produttività è indispensabile l’intervento manuale del contadino: dalla lavorazione del terreno a terrazzamenti, alla cura degli innesti fino all’individuazione dei punti in cui il terreno accoglie maggior quantità di acqua piovana. Quest’ultimo è un dettaglio interessante: individuando i punti della collina a maggior raccolta d’acqua durante le piogge, si effettuano dei solchi nel terreno, chiamati “catene”, che permettono di approvvigionare il suolo durante i periodi meno piovosi o addirittura di siccità.

Sono tutte tecniche determinanti per il buon nutrimento della pianta della vite, in grado di dare grappoli d’uva dalle caratteristiche organolettiche varie e che assimilano tutte le sfaccettature dei campi in cui sono nate. Il Piedirosso e la Falanghina che Raffaele ci ha fatto assaggiare, parlano proprio delle colline dei campi Flegrei. Sono “vini territoriali“, ci ha spiegato. Legati al preciso territorio da cui provengono, questi vini portano con se un’irripetibilità che li rende ancora più interessanti.

 

Materia prima e ruolo del fornitore. La filosofia di Gran Chef Service

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Si parla molto dell’importanza della qualità nella materia prima in ambito gastronomico. Ingredienti che testimoniano la ricchezza del territorio da cui provengono e relazioni umane (dal fornitore al cuoco) che permettono di tirar fuori il meglio da ingredienti semplici, determinanti il successo di un piatto. È stato questo uno dei temi importanti nell’ultima edizione di Identità Golose. Durante l’evento gastronomico milanese abbiamo avuto il piacere di intervistare Martin Kaspar, responsabile vendite dell’azienda Gran Chef Service. Realtà che conosce bene l’impegno nella selezione di prodotti di qualità, da fornire a strutture ricettive italiane di alto livello.

Kaspar ci ha spiegato che l’attuale progetto dei “freschi e freschissimi” della gastronomia firmata Gran Chef Service è nato all’interno di una storica azienda alimentare altoatesina: si tratta della Woerndle, nata a Bolzano alla fine degli anni Sessanta. “Questa ditta – ci spiega Kaspar – prende il nome dal suo fondatore, originario di Caldaro, che ha avuto il merito di creare un distributore di alimentari secchi, all’epoca punto di riferimento per la ristorazione dell’Alto Adige”.

Oggi Gran Chef Service prende a cuore tutto il lavoro dei suoi clienti ristoratori, offrendo loro il meglio dei prodotti di gastronomia di alto livello. “Lavoriamo a 360 gradi – ci ha spiegato il nostro intervistato – partiamo dalle prime colazioni di qualità per i grandi alberghi fino ad arrivare alla carne, al pesce e alle mini verdure”. Un aspetto che ci ha davvero incuriosito è che la ditta ha una particolare competenza per le carni. “Abbiamo carni da quindici Paesi del mondo, andiamo fieri del nostro assortimento”.

“Risparmiare sul cibo è da folli”. Licia Granello incontra l’Università

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“La tv la guardo poco, se non per il calcio”.

In queste poche battute, la personalità dinamica di una docente che, vi assicuriamo, ha fatto la cronista sportiva. Lei è Licia Granello. Giornalista che per diversi anni ha curato la rubrica “Sapori” del giornale “La Repubblica” e che, dallo scorso dicembre, continua il suo lavoro di penna gastronomica per l’inserto “RFood” dello storico quotidiano. Ieri ha tenuto una lezione con gli allievi del master in comunicazione multimediale dell’enogastronomia, presso la scuola di giornalismo del Suor Orsola.

Il ruolo del comunicatore enogastronomico

Tra i momenti salienti della lezione, la riflessione della Granello sul fatto che in un Paese “bello” come l’Italia, dove il cibo gioca un ruolo fondamentale nella sua immagine percepita all’estero, siano ancora poche le figure professionali che si occupano di giornalismo enogastronomico.

Da qui, l’importanza della professionalità del comunicatore del cibo, in grado non solo di fornire una descrizione sulle sensazioni derivanti da un piatto o un calice di vino, ma anche offrire un servizio pubblico al cittadino.

Informarlo, per esempio, sul perchè non bisogna aver paura di “spendere” per i prodotti alimentari salubri e di qualità, in termini di guadagno per la propria salute.

Il tema toccato nella seconda parte della lezione ha esaminato la figura degli chef e la loro professionalità: alcuni attuali format televisivi, a quanto pare, restituiscono al pubblico un’immagine distorta di chi opera e dirige i cuochi della cucina di un ristorante.

Sempre più paragonabile ad una figura di spettacolo piuttosto che ad un “artigiano” della cucina, lo chef dovrebbe tornare a riappropriarsi della sua identità professionale: passione, creatività ma anche sacrifici, sono alcune delle caratteristiche di questo mestiere.

 

 

 

A maggio tutti a Paestum

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Simbolo del Made in Italy, la Mozzarella di Bufala è una prelibatezza riservata agli Dei, la cui storia, come ogni leggenda, si perde nella notte dei tempi.Dal 23 al 24 Maggio 2018 Paestum si presta come palcoscenico per l’undicesima edizione di “Le Strade della Mozzarella”. Uno degli eventi enogastronomici più apprezzati nel nostro bel paese. Specchio di una terra che è un anello di congiunzione tra sapori e tradizioni.

Eat Well and Stay Well-Medway sarà il tema di Le Strade Della Mozzarella. La Dieta Mediterranea usata come modello alimentare basato sul consumo di cibi naturali privi di additivi e conservanti chimici allo scopo di avere un  maggiore benessere a tavola adottando un modello di ristorazione sostenibile.

Come consueto la Mozzarella di Bufala Campana “DOP” sarà affiancata da una serie di prodotti rappresentanti il meglio dello straordinario paniere agroalimentare italiano.
” La cucina è di per sé scienza, sta al cuoco farla diventare arte “ sosteneva Gualtiero Marchesi. Proprio per questo motivo i protagonisti  indiscussi di questa undicesima edizione saranno gli chef nazionali ed internazionali. Parteciperanno all’evento per valorizzare uno dei prodotti campani più amati nel mondo.

Sua Maestà…La Pastiera Napoletana

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La leggenda narra che la Sirena Partenope incantata dalla bellezza del golfo, disteso tra Posillipo ed il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora.

Ogni primavera la bella sirena emergeva dalle acque per salutare le genti che popolavano il golfo, allietandole con canti d’amore e di gioia. Una volta la sua voce fu così armoniosa e soave che tutti gli abitanti completamente folgorati da tale melodia decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero.

Sette fra le più belle fanciulle del villaggio furono incaricate di consegnare i doni a Partenope:

  • la farina, simbolo di forza e ricchezza

  • la ricotta, simbolo di abbondanza e generosità

  • le uova, simbolo della vita che si rinnova

  • il grano tenero nel latte, omaggio dei due regni della natura, vegetale e animale

  • l’acqua di fori d’arancio, profumo della terra campana

  • le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani

  • lo zucchero, per esprimere l’ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope.

La sirena non tenne per sé questi doni. Li depose ai piedi degli Dei. I quali, rapiti anch’essi dal soave canto, riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima pastiera. Essa superava in dolcezza il canto della stessa Sirena. Avrebbe rappresentato degnamente la generosità di Napoli nel mondo.

Dolce, morbida, dal colore dell’oro e dal profumo inebriante, storicamente l’usanza di preparare la pastiera il Venerdì Santo si deve alle suore Benedettine che attribuivano a questo dolce la rinascita della Resurrezione di Cristo. Come il passaparola va di bocca in bocca e modifica il senso delle cose dette alla fonte, anche la ricetta della pastiera non ha ormai un’univoca ricetta. La cosa più bella di questo dolce è che le sue versioni sono quasi infinite. Questo perché è un dolce antico e tramandato di madre in figlia. Un dolce che assume sapori diversi in base ai gusti, alla variazione delle dosi e degli ingredienti utilizzati. Per la quantità e tipologia di spezie, per l’aggiunta o meno di frutta candita e per la decisione di ” passare ” o usare il grano intero.
Farina, burro e uova per la pasta frolla che costituisce il “fodero” della pastiera. Grano, ricotta, zucchero e uova la sua imbottitura. Per aromatizzare la pastiera in genere vengono utilizzate delle essenze all’aroma di arancia, ma c’è anche chi aggiunge vaniglia e\o cannella.
L’arte del tramandare è un meccanismo fortemente sentito a Napoli, e adesso non mi resta che augurarvi una buona preparazione e una Buona Pasqua.