L’albicocca vesuviana: il frutto d’oro

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© pixabay

L’albicocca vesuviana, in dialetto detta crisommola (da greco chrysoun melon, frutto d’oro) probabilmente per il suo meraviglioso colore arancione sgargiante, è una delle più antiche varietà coltivate sulle pendici del Vesuvio descritta già nel 1583 dallo scienziato Gian Battista Della Porta.
Coltivata nel Parco Nazionale del Vesuvio e detentrice del marchio IGP, questa eccellenza gastronomica e i suoi genuini metodi di produzione sono, inoltre, tutelati in quanto presidio Slow Food.

Sotto questa denominazione, in realtà, si diramano circa un centinaio di sottospecie caratterizzate da note aromatiche di diversa intensità, una texture più o meno liscia della buccia e la gradazione zuccherina del sapore. A renderle simili è il colore caldo e dorato simile a quello del sole e le tipiche sfumature rosse che, oltre a conferire unicità, rivelano gli andamenti di maturazione del frutto.

La raccolta avviene in primavera inoltrata e le qualità organolettiche di questo frutto si rivelano fondamentali per affrontare le giornate sempre più calde. Le albicocche vesuviane sono infatti un mix esplosivo di sapore, sali minerali, potassio e carotene grazie alla natura vulcanica del terreno in cui crescono.

Il consumo ottimale di questo frutto estremamente delicato è quello diretto e fresco. Non mancano numerose richieste da parte dell’industria di trasformazione per produrre conserve, canditi ed essiccati. Tutto questo rende l’albicocca vesuviana un frutto versatile e prezioso.