Focus sul vino

0
3749
©canva

Continuano le lezioni frontali per i 12 studenti del Master in Enogastronomia. Ad essere esaminata oggi è stata la filiera vitivinicola, principalmente campana ed italiana, con le afferenti statistiche di settore. Il relatore è stato Luciano D’Aponte, responsabile della Regione Campania per la promozione e la valorizzazione del settore agroalimentare, olio e vini in particolare.

Nello specifico sono stati esaminati gli sforzi compiuti dalla regione Campania per portare i propri prodotti nelle fiere agroalimentari più importanti d’Europa. Il vino campano è in assoluto il prodotto messo più in mostra grazie alla presenza alle fiere di settore tenute a Verona, Napoli, Merano, Londra, Bordeaux e Düsseldorf. D’Aponte ha speso parole per elencare i vini campani più pregiati e conosciuti quali il Taurasi, il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino e l’Aglianico del Taburno e menzionandone anche meno diffusi come l’Asprigno di Aversa, decantato anche dallo scrittore Mario Soldati.

D’Aponte ha tenuto a fare notare che i vitigni campani sono quasi del tutto autoctoni poiché la conservazione degli stessi è stata possibile grazie alla natura vulcanica del territorio, natura che ha fatto in modo da proteggerli e preservarli dall’attacco di parassiti come la Fillossera della vite. Tale parassita distrugge la vite ed ha partecipato in maniera attiva alla cancellazione di vitigni autoctoni in altre parti d’Europa, rendendo necessari impianti di altri vitigni internazionali, tra i quali il Cabernet e lo Chardonnay.

Uno sguardo è stato “buttato” anche sulla situazione italiana del mercato dei vini. Dalla osservazione dei dati forniti è emerso che il Veneto è la regione italiana che esporta la maggior mole  di prodotto all’estero grazie alla produzione di Amarone e Prosecco. Piemonte e Toscana stanno sul podio grazie alla vendita di vini quali rispettivamente Barolo per la prima e Chianti e Brunello per la seconda. La Campania, che si colloca circa al settimo posto in graduatoria, può contare un export di circa 40 milioni di euro di fatturato grazie alla Falanghina, il Taurasi ed il Fiorduva.

C’è stato spazio anche per una prima analisi del comparto olio d’oliva, elemento cardine nel contesto dieta mediterranea. Dai dati è emerso che l’olio d’oliva rappresenta il 4% del consumo totale dei grassi vegetali e che,  grazie al mutato stile alimentare,  il consumo è notevolmente in crescita. Sul mercato, infatti, è richiesto olio d’oliva di qualità, extravergine in particolare. Per poter essere denominato extravergine e quindi di prima qualità l’olio deve possedere un grado di acidità non superiore allo 0,8. Al gusto deve essere amarognolo e deve pizzicare in gola.