E’ un vero e proprio invito al viaggio che ritroviamo nella ricostruzione degli elementi storici e mitici caratterizzanti la dieta mediterranea compiuta dalla professoressa Moro.
Un invito a mettersi in cammino per la ricerca della propria personale razione K adatta al presente. Non si parla ovviamente di una cura dimagrante, ma di uno stimolo all’individuazione di una vera e propria filosofia di vita nell’epoca della società opulenta.
L’inventore della razione Kappa
Il K fa riferimento al nome del protagonista principale della nostra storia, quel Ancel Keys inventore durante la seconda guerra mondiale di quella razione K essenziale per i soldati americani per la sopravvivenza quotidiana, e nel dopoguerra scopritore di quella Mediterranean way come nuovo Eldorado. La nostra Machu Picchu cilentana, in grado di fornirci gli strumenti per una risposta a sfida alla tossicità della società consumistica.
E allora il primo percorso da compiere sta nel seguire le tracce lasciate da questo professore del Minnesota e massimo esperto di nutrizione umana del Novecento.
Il viaggio in Italia dei coniugi Keys
E con la Moro abbiamo modo di scoprire il tortuoso e affascinante viaggio compiuto dai coniugi Keys. Sì, perché questa avventura alla scoperta del Mediterraneo va coniugata al plurale per la presenza essenziale e attiva della moglie Margaret Haney, allora biologa della Mayo Foundation.
Nel tragitto compiuto dai Keys, con partenza dagli Stati Uniti e passaggio a Oxford, un ruolo di snodo essenziale è ricoperto da Napoli, meta finale di un viaggio in Italia nel ’52 tra l’avventuroso e il romantico.
Per questi “Marco Polo della medicina” l’arrivo a Napoli con una piccola utilitaria comprensiva di laboratorio da campo rappresenta un vero e proprio rito di passaggio: una scoperta del Mediterraneo in grado di cambiare la vita dei due scienziati e la storia della scienza della nutrizione.
E’ nel mese trascorso a Napoli che si svelerà agli occhi di “Mr Cholesterol” la relazione tra colesterolo, patologie cardiovascolari e regimi alimentari come terapia preventiva.
Il Seven country study
Da questa intuizione napoletana scatterà un ulteriore e complesso percorso: un cammino di ricerca comparativo, tutt’ora in corso – il Seven country study – in grado di poter dare una risposta ai dati drammatici relativi al numero di americani destinati ogni anno a morire a causa di un infarto.
Insomma, tutto faceva presumere che l’alimentazione dei napoletani poveri – pochissima carne, pochi prodotti lattiero-caseari, ma prevalentemente pasta, verdura e frutta di stagione, fosse più sana di quella degli americani e delle sue propaggini sparse per il mondo in cammino verso l’opulenza.
La dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell’umanità
Interessante sarà allora seguire i fili di un tragitto che a partire dal Seven country study porterà da un lato al riconoscimento Unesco nel 2010 della dieta mediterranea come patrimonio immateriale dell’umanità; e dall’altro lato all’elaborazione dello stile di vita mediterraneo da semplice tema di studi a pratica di vita e insieme di conoscenze da diffondere.
Comprendiamo così un’ulteriore tappa del viaggio dei Keys: la ricerca di un luogo in grado di sostanziare l’elaborazione teorica della “mediterranean way”.
Quel Cilento in grado di prendere il testimone di quella ideal-dieta individuata e presto smarrita a Napoli per l’omologante boom economico.
Pioppi e il Cilento
Da Pioppi, paese prescelto come sede di buen retiro dai Keys dalla metà degli anni ’60, scaturirà così un ennesimo e complesso percorso di elaborazione e consapevolezza culturale in grado di combinare eredità di un mondo classico e tradizioni locali.
Processo coinvolgente in modo sempre più inteso le popolazioni del Cilento e suscettibile di innescare un dialogo interculturale che dal Mediterraneo possa interessare il mondo intero.