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EXPO 2015: la vetrina di tutto ciò che NON doveva essere

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“Gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili” canta Frankie Hi-nrg che dichiara di non voler essere più l’ambassador dell’ Expo e chiede scusa: “Il fatto che migliaia di ragazzi vengano fatti lavorare gratuitamente (ricevendo in cambio il privilegio di aver fatto un’esperienza) a fronte del muro di miliardi che l’operazione genera è una cosa indegna per un Paese che parla di impulso alla crescita. Gli appalti abbiamo visto a chi sono stati (anche) assegnati e con quali modalità. ‘Ndrangheta e compari già saltan fuori adesso, figuriamoci tra un po’”.
Anche Papa Francesco ha ripreso, in vista dell’ Expo delle idee, parte di un discorso già affrontato da lui stesso alla FAO: “Rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della iniquità”; per un evento che ha come tema il cibo e dichiara che esso è vita, ecosostenibilità, incontro di culture, energia per la vita, sapere che sotto lo slogan “Nutrire il pianeta” si lascerà alla Nestlè il compito di spiegare che l’acqua va gestita in ragione di mercato, non è già un fallimento?
Elisa D’Ospina, scrittrice e ambassador di We women for Expo ci ricorda che ce lo hanno venduto come un evento sulla sana e corretta alimentazione. Dunque perché un paese come l’ Italia, famoso in tutto il mondo per la sua dieta mediterranea, accetta una multinazionale come McDonald come Official sponsor dell’Expo 2015?
Ma non è finita qui perché c’è anche la Coca Cola come Official Soft Drink Partner di Expo Milano 2015 e ce la propongono in quanto “brand da sempre impegnato sul fronte dell’innovazione e della crescita sostenibile, capace di generare ricchezza per le comunità, tutelando le risorse utilizzate e incoraggiando consumi e stili di vita equilibrati.”
Persone semplici, appassionati come me di comunicazione e nutrizione, psicologi, nutrizionisti, artisti, hanno sperato fino ad oggi di poter essere orgogliosi almeno per una volta di questo paese, ma l’Expo si è rivelata l’ennesima sconfitta di un Italia che, davanti al denaro, è capace solo di farsi comprare rinunciando alle sue buone intenzioni. Era un’occasione di rilancio, invece rimane la solita “marchetta all’italiana”.

Fortuna che appassionati e profondi conoscitori dell’enogastronomia trovano sempre il modo di inserirsi; uno di questi è Vittorio Castellani, in arte chef Kumalè, riferimento autorevole e sempre aggiornato della cucina extra-europea, docente, organizzatore di eventi, giornalista e fondatore de www.ilgastronomade.com. Esperto della teoria nonchè della pratica culinaria, grazie all’ interesse dimostrato nei suoi confronti da una nota casa editrice, curerà alcuni cluster(vedi link) e tematiche all’ Expo riuscendo così a trattare argomenti importanti e avulsi dalle logiche di mercato.
Cosa resterà dell’Expo 2015, la passerella per le multinazionali “dell’alimentazione scorretta” o la promozione della nutrizione come cultura dell’ ecosostenibilità e del superamento del “paradosso dell’ abbondanza”? C’è cibo per tutti ma non tutti possono mangiare.

Essere consulenti globali

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“Facciamo un passo in avanti e vediamo come funziona la realtà…”
Inizia così la lezione di Ilaria Legato, consulente per la ristorazione, laureta in sociologia della comunicazione, master in relazioni pubbliche e una specilizzazione in Food & Beverage managment. La lezione si è tenuta il 23 marzo presso l’aula del master in Comunicazione multimediale dell’enogastronomia, nell’Università Suor Orsola Benincasa.
Tema della giornata è stato l’organizzazione eventi che racchiude al suo interno migliaia di competenze, alcune delle quali a noi ancora sconosciute. Ad esempio si sta affermando il food design, colui che si occupa di dare vita ad un’esigenza alimentare. Essere consulenti della ristorazione, che racchiude molte capacità, potrà portare a risvolti molto positivi, secondo la docente.
Per fare questo mestiere non importa da dove si viene, importa invece portare la propria visione per aiutare a fare le cose vecchie in maniera nuova, c’è una mediazione continua che impone la capacità di ascoltare, una cura del dettaglio e una visione d’insieme che ci potranno portare a svolgere azioni rapidamente anche in situazioni di crisi. Non può mancare mai una grande competenza in materia di comunicazione perché in ogni ambito è necessaria. Le relazioni pubbliche in area food riguardano diversi ambiti: verso i prodotti editoriali, in caso di crisis managment e durante l’organizzazione di eventi. Nonostante la crisi attuale è un momento importante per accrescere la visibilità dell’azienda per fidelizzare i clienti, per testimoniare l’impegno civico e divulgare le giuste informazioni.
Ma il mondo della consulenza per l’enogastronomia è talmente grande che Ilaria Legato ci consiglia di pensarci come consulenti globali, avere competenze olistiche è più che necessario.

Tecnologie web al servizio dell’informazione

Nuove opportunità per il giornalismo secondo Saverio de Luca
Leggere un comunicato stampa ed elaborare un articolo, cercando di non essere banali, in sessanta minuti che risponda alle cinque w: who? what? when? where? why? È l’esercizio che il giornalista Saverio de Luca assegna durante la lezione di web writing, del master in comunicazione multimediale dell’enogastronomia, nei giorni 18 e 19 marzo. Sessanta minuti perché non deve essere solo un compito ma un modo per capire ritmi e pressioni  di chi scrive per mestiere. Una lezione che diventa l’occasione per riflettere sulle nuove opportunità del giornalismo. Secondo Saverio de Luca, intuire le nuove tendenze ed osservare i comportamenti delle persone sono i punti di partenza per crearsi uno spazio nel mondo dell’informazione. Il consiglio del giornalista, per coloro che desiderano lavorare nella comunicazione, è osservare la realtà con occhi critici. Si deve essere curiosi e creativi, guardare l’offerta nazionale ed internazionale capire cosa ancora non è stato fatto e mettersi in gioco. È importante conoscere ciò che è stato creato nel giornalismo ma per volgere lo sguardo verso nuovi obiettivi. Non fare qualcosa adattandosi a regole già scritte ma proporre qualcosa di nuovo. Il momento per sperimentare è opportuno. Bisogna avere un approccio propositivo. Lo spazio nel mondo dell’informazione va conquistato. Per il giornalista il web è un luogo in cui è possibile esprimersi.  La grande occasione che offre è realizzare qualcosa in un canale che non ha contaminazioni del vecchio modo di intendere la comunicazione.  Si può sfruttare il web per creare qualcosa di personalizzato. Si deve pensare a qualcosa di innovativo e non appiattirsi in cose già fatte. “Pensate a colui che ha inventato la penna Bic, era solo un’idea… Oggi è una delle penne più vendute al mondo.”

Chi prova passione trova un tesoro

Ci sono tanti modi per guardare al cibo e se apriamo bene gli occhi possiamo renderci conto della differenza che passa tra un prodotto industriale ed uno artigianale o semplicemente tra chi si limita ad investire capitali e chi invece colloca dentro ad un servizio o una pietanza la passione di una vita, il modus operandi ereditato dai suoi antenati o le influenze del suo bagaglio culturale.

Lunedì 9 Marzo, per la lezione di “food web writing” abbiamo avuto l’opportunità di apprendere  tecniche di scrittura emozionale, editing, letteratura gastronomica e marketing territoriale grazie a Massimo Roscia, scrittore, critico enogastronomico, co-direttore del periodico “Il Turismo Culturale” e autore di guide e romanzi di successo.

Per farci comprendere appieno cosa vuol dire parlare di quello che è un vero e proprio universo ( ed il cibo ha tutte le caratteristiche per essere considerato tale), Roscia ci ha condotto attraverso una riflessione spontanea e chiarificatrice su tutto ciò a cui esso  è riconducibile: identità, emozione, piacere, fantasia, ricordi, storia, letteratura, psicologia, arte, filosofia, viaggio, prospettiva, cultura, territorio, scoperta, economia, lavoro, valori, crescita, design, amore, sesso, sensualità…

Sempre grazie all’impegno di Massimo abbiamo potuto apprendere cosa si nasconda dietro un prodotto di successo, esportato in tutto il mondo, grazie all’incontro con Giuseppe Di Martino, titolare del Pastificio dei Campi, precedentemente Di Martino, e presidente del Consorzio pastai di Gragnano.

Roscia ha rievocato la realtà dell’enogastronomia e le sue innumerevoli sfaccettature, che riflettono la loro luce come avviene per una pietra dura finemente intagliata, e lo ha fatto con l’entusiasmo di chi è mosso dalla passione per il proprio lavoro e l’abilità di chi sa rendere chiaro ed interessante un argomento. Così, ha aperto a noi la possibilità di conoscere questo mondo rivelandoci le tecniche, i suggerimenti e l’ esperienza necessari a far si che domani anche noi possiamo essere in grado di sviluppare efficacemente ed in maniera interessante le nostre idee al fine di valorizzare le ricchezze del nostro patrimonio enogastronomico.

Le Scuole del Gambero Rosso Napoli: ecco i prossimi corsi alla Città del Gusto

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  • Edizione speciale -Pasticceria ​dalla D… alla Z (3 incontri)

    Martedì 10 marzo 2015 ore 19.00-22.00 (1° incontro) – € 210

pasticceria

Dopo aver acquisito le tecniche base con “ABC della pasticceria”, diventa anche tu un vero esperto con questo corso di approfondimento in 3 incontri organizzato da Gambero Rosso. Un’occasione per aggiornarsi, affinare le tecniche e acquistarne di nuove!

 

 

 

  • La pasticceria napoletana: zeppole fritte e al forno

    Mercoledì 11 marzo 2015 ore 19.00-22.00 (1 incontro) – € 68

la pasticceria napoletanaUn corso di tre ore dedicato a uno dei grandi classici della pasticceria napoletana per celebrare la festa del papà. Un’occasione per imparare insieme agli chef docenti delGambero Rosso le tecniche e i segreti per preparare delle gustose zeppole, sia al forno che fritte, con tanti suggerimenti per una presentazione classica o reinterpretata.

 

 

 

  • Happy Spring: decorando la primavera

    Mercoledì 18 marzo 2015 ore 19.00-22.00 (1 incontro) – € 90

happy springPer festeggiare la primavera in pasticceria, non perderti questo viaggio tra sapori e gusti tipici.

 

 

 

 

 

INFORMAZIONI:
Scuole di cucina Città del gusto Napoli Interporto Campano di Nola – 80035 Nola (NA)

cdg_web

Tel. 081.3119800081.3119805
Fax 081.3119814
E-mail: napoli@cittadelgusto.it

Lezioni di cinegustologia con Marco Lombardi

C’è la competizione, e poi c’è chi decide di intraprendere strade mai percorse prima con approcci totalmente nuovi per raccontare storie mai narrate.
È il caso di Marco Lombardi, simpatico torinese che, dopo anni di lavoro in aziende come direttore del personale, decide di mollare tutto per trasformare le sue passioni, cinema e tavola, in mestiere, ideando così un nuovo approccio, quello cinegustologico.
Raccontare il cibo vuol dire raccontare una cultura, una storia, la ricchezza di un paese a 360 gradi… e se descrivessimo tale cibo come se fosse un film? O ancora meglio, se descrivessimo un film come se stessimo descrivendo un piatto? Si potrebbero evidenziare al meglio tutte le sfumature, le consistenze e le note di ogni genere cinematografico.
Marco a lezione racconta di quanto siano forti i legami tra cinema ed enogastronomia, due arti sensuali, in grado di attraversare ogni senso, passando per i nostri ricordi, lasciando attraverso questi un’emozione: “Passiamo gran parte della nostra vita a bere e mangiare, a tavola ci si relaziona meglio, ci si conosce, si prendono decisioni..” diviene quasi impossibile evitare totalmente scene di pasti nei film.
La cinegustologia viene raccontata come neo-approccio in grado di liberarci dalle inibizioni dei linguaggi, basata su nostre personalissime associazioni e autonomia emotiva, special guest? Il cibo. Marco suddivide i film legati al cibo secondo tre categorie tematiche:
L’enogastronomia nel cinema come analisi della società. In tale categoria rientrano tutti quei film come “La grande abbuffata”, “Sette chili in sette giorni”, “La carne”, “Ratatouille” ecc, in cui le diete divengono mode, i cibi espressione di intere classi sociali o veri e propri simboli delle società.
L’enogastronomia nel cinema come discorso etico e politico raccontato tramite coltivazione, acquisto e attenzione alla terra come alla materia prima. Alcuni esempi sono “super size me”, “fast food nation”, “slow food story”ecc.
L’enogastronomia nel cinema come processo di liberazione dei sensi (sociale e individuale), dove l’esperienza di un piatto diviene un modo per raccontare un personaggio o un’emozione che come un tappo aiuta a liberarsi da ogni inibizione, esempi sono “Il pranzo di Babette”, “Come l’acqua per il cioccolato”, “Chocolat”ecc.
In tal modo ci accorgiamo di quanto e come olfatto, gusto, tatto, vista e odorato siano in grado di mescolarsi tra loro per creare nuove ed entusiasmanti visioni, in grado di stupire e sorprendere, con racconti unicamente soggettivi.

Food photography con Vittorio Vigilante

Il docente è Vittorio Vigilante, laurea in scienze della comunicazione e master in comunicazione multimediale, attualmente si occupa di grafica pubblicitaria e marketing pubblicitario.
Il significato originario greco della parola Fotografia è scrivere con la luce, da qui Vittorio Vigilante, inizia la sua lezione ponendo attenzione sull’elemento principale per ogni fotografia, il controllo sulla luce. La fotografia è una forma d’arte,  in quanto aldilà di aspetti tecnici come inquadratura, scatto e composizione, è espressione di creatività, ognuno infatti scatta in modo diverso uno stesso oggetto perchè ne ha un immagine differente che dipende dal suo background culturale.
La food photography è still life, cioè è una natura morta per cui difficilmente saranno presenti anche figure umane, in quanto obiettivo del fotografo è focalizzare l’attenzione sul piatto intesa come composizione artistica. Per la food photography , è necessaria una sinergia tra fotografo, Chef, e food stylist, per rendere gli alimenti il più possibile gradevoli e accattivanti e fondamentale che venga messo a fuoco un dettaglio in particolare del piatto fotografato.

Scrivi ragazzo scrivi

Close-up of Golf Club and Golf Ball

Scrivere e poi farlo ancora, perchè solo così potrai fare chiarezza e decidere.

Grazie Roberto Tomei, perché la tua lezione prevista sull’enogastronomia è divenuta poi una metafora di vita, dandoci prova di essere un saggio docente, capace di ampliare e ampliarci, attraverso rari doti camaleontiche che hanno cavalcato l’onda dei nostri interessi e delle nostre differenti personalità. Ma prima di tutto, scrivere, perchè solo così chiariremo le idee a noi stessi. Ponetevi delle domande, e datevi delle risposte. Quale miglior business plan?

Roberto Tomei la ristorazione ce l’ha nel sangue. La mamma spagnola aveva ristoranti dalla Spagna a Stoccarda, mentre il padre romano in Svizzera e nella capitale italiana. Roberto non ha voluto abbandonare del tutto il campo, ma nel farlo ha deciso di porre lui stesso alla prua della sua esistenza con chiari obiettivi che l’hanno portato in poco tempo a gestire importanti ristoranti all’interno di golf club, così come a creare una sua attività di consulenza, la Ginevra Eventi. Forma, sostanza e identità sono le tre grandi macrocategorie, gli elementi di forza vincenti che potrebbero rendere vincenti anche i nostri propositi, così come è avvenuto con lui. Quindi createvi una forma, datevi una sostanza e costruitevi un’identità forte, affinché possiate contraddistinguervi ed emergere, nel luogo e nel momento giusto.

Secondo voi il food cost dell’hambuger di McD’s è alto o basso? Tomei ci invita a riflettere: abbiamo la sensazione di pagare poco, infatti si tratta di scarti, indice di una materia prima bassissima. Anche nel caso in cui qualità e guadagno siano altissimi, come con la pizza di Fucina a Roma, ai ristoratori spetta comunque una dura sorte: sul fatturato totale, il 10% circa sta nell’affitto, il food cost in media il 25%, il personale 35% e con varie altre spese arriviamo al 15%. Quello che conta davvero è il menu, un elemento di estrema complessità, troppo spesso posto come punto di arrivo, magari persino dopo l’inaugurazione del locale in questione, quando invece è il primo elemento di comunicazione con il cliente, dunque anche il primo cavallo di battaglia che andrebbe messo in gioco. Più economico e semplice se statico, più qualificato e costoso se intercambiabile, al ritmo delle stagioni, che come un domino s’appoggiano l’una sull’altra. Quindi che fare? Sono sei gli aspetti fondanti del business plan prima di partire: controllo di gestione, marketing e comunicazione, aspetto logistico, compito amministrativo, piano economico e finanziario, gestione operativa. Ne esce un quadro positivo e ottimista: l’Italia di Tomei sta cambiando, le piccole medio imprese stanno crescendo e serviranno sempre di più giovani esperti.

Roberto, stimolante e provocatorio, con un progetto di agriturismo nel viterbese riposto nel cassetto, ci ha lanciato uno sguardo lungimirante sul futuro, affinchè ognuno di noi possa cogliere al meglio le occasioni che la vita ci da, perchè lui oggi ci ha insegnato che dove non c’è sfruttamento c’è opportunità.

 

In aula con Maurizio Cortese

La lezione del 2 Marzo è una conversazione con l’imprenditore Maurizio Cortese. Il pomeriggio comincia con un accenno alla sua gioventù, in particolare ad un’estate fatta dagli gnocchi alla sorrentina degli Iaccarino – amici di famiglia – che gli hanno permesso di affinare il palato. Cortese ci racconta come ha iniziato nel settore delle forniture alberghiere per poi dedicarsi completamente alla sua vera passione, l’enogastronomia. E l’ha fatto scrivendo, anche insieme a Stefano Bonilli, ma soprattutto facendo da consulente.

Il discorso, incentrato sulle sue diverse esperienze, ci permette di affrontare diversi temi, tra cui le problematiche del mondo della critica enogastronomica, che aiuta in alcuni casi ad accrescere la propria visibilità, ma non il proprio conto in banca. Le difficoltà di guadagno nel settore avvengono anche dove meno ce lo aspettiamo, come nei ristoranti di alta cucina, dove per pochi coperti c’è tantissima forza lavoro.  Il segreto diventa saper sfruttare il proprio know-how, soprattutto con le consulenze all’estero.

Si passa poi all’esperienza 50 Kalò: Maurizio Cortese individua i motivi del successo nella comunicazione, nella potenza dell’ufficio stampa, soprattutto nella fase precedente all’apertura. La rete in particolare deve essere inondata di contenuti validi. Non bisogna dimenticare però elementi classici, come il prodotto, la location, il naming, ma soprattutto capire come in luoghi diversi la stessa cosa può ottenere una risposta diversa dal pubblico. A Roma la pizza napoletana ad esempio non potrebbe mai andare, perché vogliono una pizza croccante.

In conclusione, l’elemento ricorrente della lezione è stato quello del viaggio: il consiglio a noi studenti è stato quello di guardare fuori dall’Italia (soprattutto per le burocrazie estere, che diventano partner invece che nemici), ma non per rinnegare, piuttosto partendo da qui per acquisire le conoscenze e veicolarle altrove, divulgare esempi virtuosi come quello di Vannullo che alla domanda “Perché non compri altro latte e vendi anche dopo le 12.30?” risponde “Io potrei trovare anche un latte migliore del mio, ma poi non sarebbe più il mio”. Viaggiare, ma non sei soliti posti, piuttosto scoprire.

L’incontro si conclude con questa spinta alle idee, che riassume un po’ tutto lo spirito della discussione. “In ognuno di noi c’è un potenziale successo, basta non dormire.”