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Schettino: “La genesi di Giappo e il rapporto con Città del gusto. Il 18 luglio ci divertiremo”

Città del gusto Napoli si prepara all’ultimo grande evento dell’estate targata Gambero Rosso con l’I Drink Pink, la festa dei vini rosati italiani e tra i protagonisti della serata ci sarà Enrico Schettino, fondatore di Giappo Sushi Bar, una delle realtà imprenditoriali più innovative viste in Campania da molto tempo a questa parte.

giappo sushi bar
giappo sushi bar

Il concept del ristorante che oggi conta 18 ristoranti in tutta Italia è quello di presentare al cliente una ristorazione giapponese tipica con influssi fusion, ma che sia al tempo stesso easy e veloce, “un buon prodotto di qualità che permettesse di mangiare tutti i giorni giapponese e che facesse mangiare un prodotto sano e veloce tutti i giorni volendo” dice proprio Schettino mentre racconta la nascita della sua creatura: “Sono sempre stato un napoletano atipico, sono nato con questa propensione; non bevo caffè, non mangio carne rossa, non mangio pasta, sono sempre stato fuori dalla tradizione. Ho viaggiato sempre tanto, perché in passato sono stato anche un DJ e all’estero mangiavo sempre giapponese. In Italia mancava questo stile che non fosse solo da ristorante stellato ma che appunto proponesse una cucina alla portata di tutti e i risultati si sono visti: 18 ristoranti in 11 anni, da due anni la migliore attività dell’aeroporto di Napoli e siamo arrivati anche all’aeroporto di Torino”.

Proprio per la questione aeroporti, si sta aprendo una breccia molto statunitense anche in Italia che è quella della ristorazione in aeroscalo che per Schettino è “una risorsa maggiore per tutti, perché dove si incontrano gli esperti possono creare un polo unico e danno anche un’idea di professionalità maggiore, perché l’unione fa la forza”; ben vengano quindi gli Heinz Beck a Fiumicino o i Davide Oldani a Malpensa, anche a Napoli potrebbe nascere un nuovo polo gastronomico a Capodichino che dovrà competere con Giappo Sushi Bar.

Interessante è anche il rapporto con Città del gusto Napoli e con il Gambero Rosso, cominciato due anni fa: “Città del gusto è la più importante scuola di formazione in Italia e noi abbiamo l’unica scuola di formazione giapponese nel Paese. Abbiamo unito le specialità e le professionalità creando una scuola unica in Italia sia professionale, che forma chef importanti, che amatoriale per gli appassionati. Con la Giappo Academy in 10 anni abbiamo formato quasi 100 chef e da quando abbiamo creato il connubio con Città del gusto Napoli siamo arrivati ad una ventina, che hanno trovato tutti occupazione nei ristoranti della catena Giappo o in altri ristoranti, testimoniando la grande preparazione che il know how delle due aziende conferisce agli studenti”.

giappo i drink pink
giappo i drink pink

La simbiosi tra Giappo e Città del gusto tornerà anche per l’I Drink Pink del 18 luglio sulla Terrazza Angiò del Renaissance Hotels Naples Mediterraneo ed Enrico Schettino annuncia in anteprima le pietanze che saranno degustate nella serata glamour del Gambero Rosso: “Visto il tema pink, ci manterremo sicuramente con qualcosa che sia attinente anche nel colore e quindi proporremo salmone, tonno e gamberi declinate in varie forme. Una delle specialità sarà il salmone scottato in crosta di pistacchio, seguito dal tonno in crosta di sesamo e dai gamberi marinati con lime e salsa ponzu, che sarebbe una salsa composta da aceto di riso, succo di limone, dashi -(il brodo di pesce)- e dalla salsa di soia. Infine, non possono mancare i classici nigiri, sempre con salmone, tonno o gambero”.

Sabatino Cillo incontra Steven Raichlen: Benevento e Baltimora mai così vicine

L’arrivo di Steven Raichlen a Napoli per presentare Grills Italy, il suo ultimo libro, permetterà agli ospiti di vedere all’opera non solo un grande maestro del BBQ americano, ma anche un grande maestro del BBQ italiano, come Sabatino Cillo.

La qualità e l’amore che questo grill master beneventano mette nella sua cucina è figlio di anni di affinamento e di tecnica, una tecnica studiata non solo in Italia ma anche all’estero e che si pone obiettivi sempre più alti da quando nel 1985 venne fondata come bottega di macelleria.

Domani con Cillo proveremo un barbecue diretto, una classica griglia con coperchio dunque, ed uno smoker per insaporire la carne, una carne che “Non ha bisogno di essere insaporita perché il lavoro fatto in filiera e riconosciuto a livello nazionale ci porta un prodotto di assoluta qualità. Io tratto varie carni e mi piace giocare con il gusto, quindi si può restare ad un classico fior di sale ed olio d’oliva per lasciare la carne in purezza oppure una marinatura più spinta con spezie e senapi e con fonti di calore più dolci”, l’importanza per Cillo è una sola, “Basta che la carne venga esaltata dagli altri prodotti e mai coperta, serve equilibrio”.

I segreti di una buona griglia per Sabatino Cillo sono due e il primo è in assoluta simbiosi con Steven Raichlen: “Bisogna controllare la fonte di calore, non farsi controllare da lei”, mentre il secondo segreto è comune a tutti i cuochi, ovvero la materia prima. La filiera della Macelleria Cillo è controllatissima ed ha oltre 36 stalle con tutte razze controllate. Unica in Campania e nelle regioni limitrofe ad avere la Marchigiana del Sannio ed altri incroci come la frisona o l’angus; importante anche la produzione di suino, come quello casertano o l’antico suino nero lucano o ancora il più classico suino rosa del sannio; c’è l’agnello laticauda, una delle razze ovine più grandi al mondo e che in Campania è detto “Cora chiatt” (coda chiatta); il famoso coniglio di San Giorgio La Molara; ma uno dei vanti dell’azienda è sicuramente il pollo di Picerno, “Una grande rivincita per noi contro i grandi allevamenti intensivi, è un pollo per i tuoi figli”.

Domani Sabatino Cillo sarà uno dei protagonisti dell’Aperi-DIVO sulla terrazza della Giappo Academy per l’evento in collaborazione con Città del gusto Napoli-Gambero Rosso ed a partire dalle 20:00 delizierà tutti i presenti con “Maiale affumicato alle ciliege, le alette del pollo sopracitato, carni miste e anche würstel perché il nostro è stato premiato come migliore d’Italia proprio dal Gambero Rosso.”

 

La Masseria Frattasi da Steven Raichlen per unire il grande vino al grande BBQ

La Masseria Frattasi è un luogo mistico, che si perde nel tempo: nei registri dell’Avalos, Principi di Montesarchio e Pescara e Marchesi del Vasto, conservati nel palazzo d’Avalos in via dei Mille a Napoli, è attestato che la famiglia Cecere coltivava a vigneto e produceva vino nei casali di Montesarchio già nel 1576 mentre l’edificio è datato 1779, un orgoglio italiano più antico dell’Italia stessa.

L’azienda guidata dalla famiglia Clemente è un punto fermo del Made in Italy oltreoceano tant’è che il numero uno della Masseria Frattasi, Pasquale Clemente, afferma con orgoglio che “Noi siamo gli Stati Uniti. Abbiamo cominciato a vendere prima in America e poi in Italia, tant’è che Michael Bloomberg, ex sindaco di New York e 14° uomo più ricco al mondo, se non trova il Kapnios non beve a tavola”.

Il Kapnios è una delle eccellenze dell’azienda, un aglianico essiccato all’aperto che verrà degustato insieme ad un’altra icona americana come Steven Raichlen che sulla terrazza della Giappo Academy presenterà il suo ultimo libro, Grills Italy, e poi delizierà i presenti con la sua tecnica di griglia. Non solo il Kapnios, ma anche uno chardonnay coltivato ad 800m sul livello del mare ed un aglianico declinato come spumante rosa, ben 4 declinazioni dell’aglianico.

Il rapporto tra l’altitudine e la Masseria Frattasi è fondamentale perché “Abbiamo le vigne più alte dell’Appennino e tra le più alte d’Italia con i nostri oltre 900m sul livello del mare. Da noi c’è il più grande centro di produzione della falanghina, dov’è nata, perché il beneventano è la capitale della falanghina, a Bonea, dove questo vino è nato. Ci sono  vigneti secolari che altrove non esistono: la fillossera non attecchì  perché qui l’unica zona del Sannio con stratificazioni di polvere vulcanica alte anche venti metri”. La fillossera è un insetto che provoca in breve tempo gravi danni alle radici e la conseguente morte della pianta attaccata ed ha provocato ingenti danni ai vigneti europei nella seconda metà del 1800, salvo rari casi come appunto questo di Bonea.

La forza dell’azienda è quest’unione tra storia e territorio, perché Masseria Frattasi ha alcune delle vigne più antiche d’Europa, certificate da centri di ricerca ed università, come ci dice Pasquale Clemente: “Abbiamo vigne con piante di due secoli e di vari tipi di vini: l’aglianico secolare, la coda di volpe secolare, la falanghina”, una risorsa in più per tutti gli appassionati ed una chicca, che esula l’entroterra campano e si proietta sul mare, con le vigne sull’isola di Capri: “Siamo l’unica azienda a fare il Capri Rosso DOP. Abbiamo fatto questa scelta perché l’Isola è stata per anni famosa per il vino ma all’improvviso l’urbanizzazione ha distrutto tutto. Abbiamo trovato una vigna secolare e abbiamo cominciato a produrre qui per restituire la vocazione vitivinicola ad una perla del Mediterraneo”.

Steven Raichlen, il re del barbecue americano presenta a Napoli “Grills Italy”

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Il più importante grill master degli Stati Uniti arriva a Napoli: Steven Raichlen presenta Grills Italy, il suo ultimo libro che ripercorre le strade battute dal mago del barbecue durante l’omonima trasmissione andata in onda sul canale televisivo del Gambero Rosso.

L’incontro tra Raichlen e la città partenopea sarà il 26 giugno alle ore 19:00 presso lo splendido Rooftop vista mare della Giappo Academy e sarà seguito dal glamour dell’Aperi-Divo in cui Raichlen sarà il “divo” protagonista insieme al maestro macellaio griller Sabatino Cillo, di Airola, per apprezzare tutto il gusto del bbq di qualità con abbinamento ai vini dell’Antica Masseria Frattasi insieme ad un percorso di birre artigianali dell’azienda Theresianer. Un percorso di degustazione che arricchirà ulteriormente la visita del guru del barbecue americano, un Paese in cui il BBQ è una vera e propria religione, con riti e ruoli ben definiti.

steven raichlen grills italy
steven raichlen grills italy

Occhi vispi e criniera leonina per il classe ‘53 di Baltimora, Steven Raichlen nasce come giornalista e scrittore di libri di cucina, diventa poi presentatore e fondatore di una scuola di barbecue e ideatore di una linea di accessori per la griglia, pensati per migliorare la qualità della cottura.

I viaggi in giro per il mondo, in ogni continente, lo hanno portato a dedicarsi con insistenza alla cucina ma già negli anni ‘70 ha frequentato due prestigiose scuole di cucina, a Parigi: Le cordon Blue e La Varenne.

Questa formazione accademica di tale livello gli ha aperto le porte della critica e nel 1998 pubblica un capolavoro che ogni grill master del mondo custodisce gelosamente: La Bibbia del Barbecue.

 

Per Raichlen la griglia è un’ossessione perché il viaggiare gli ha permesso di capire che la griglia è l’unico vero minimo comune multiplo di tutte le culture gastronomiche del pianeta ed oggi gira per il mondo presentando agli ascoltatori oltre 500 ricette a tema.

 

L’ultimo lavoro, che verrà appunto presentato a Napoli il 26 giugno alle 19:00 viene da Raichlen Grills Italy, una serie TV che segue il viaggio del “mago del barbecue” per l’Italia. Dal cuneese al delta del Po, dal Sud Tirolo a Firenze, a Portofino. E via così, ad andare. Verso quei luoghi del gusto e dell’anima che racchiudono sapori, saperi, culture e tradizioni locali. Che Raichlen guarda con occhio straniero, pieno di curiosità, stupore e passione. Con la voglia di andare a fondo nei segreti della griglia made in Italy.

 

Dopo la presentazione seguirà un percorso di degustazione in cui il maestro macellaio griller Sabatino Cillo Master Gusto, di Airola, affiancherà Steven Raichlen, per apprezzare tutto il gusto del bbq di qualità.

I maestri chef del gruppo Giappo prepareranno specialità nipponiche alla brace: dai tipici Yakitori di pollo giapponesi, ai panini con Polpo alla brace e pollo teriyaki.

Ottimo abbinamento con i vini di Masseria Frattasi insieme ad un percorso di Birra Theresianer e pani dell’Antica Forneria Molettieri.

 

Corrado Tenace ci porta nel meraviglioso mondo delle ostriche

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Quando Woody Allen esclamò che non mangiava mai ostriche perché “Il cibo mi piace morto. Non malato né ferito. Morto” non aveva mai avuto il piacere di parlare con Corrado Tenace di Oyster Oasis, uno dei massimi esperti di conchigliacei in Italia, che con la sua passione e competenza riuscirebbe a convincere chiunque a provare questo prelibato prodotto.

Il rapporto tra il mollusco e il maître ostriquer nasce da lontano ed è inizialmente burrascoso: “Ho aperto decine di migliaia di ostriche ed ho smesso di tagliarmi dopo parecchi zeri. All’inizio non mi piaceva. Dopo la prima ostrica rifiutai la seconda, non mi piacque, poi crescendo sono entrato a contatto con prodotti di grande qualità ed allora mi son dedicato anima e corpo a questo elemento”.

Dopo una carriera da chef, Tenace nel 2014 fonda insieme ad espertissimi soci francesi Oyster Oasis,  oggi azienda molto forte del settore e che sta aprendo un mondo, passo dopo passo: percorsi sensoriali con le ostriche perché “Dal Mediterraneo fino all’Irlanda possiamo allacciare la cintura di sicurezza e viaggiare in giro per l’Europa assaggiando ostriche”.

ostrica corrado tenace apertura
ostrica corrado tenace apertura

Riconoscere un buon prodotto: le ostriche sanno di nocciola

Tenace tiene alla qualità del prodotto e da anni è impegnato nella divulgazione della cultura dell’ostrica, con eventi in giro per l’Italia, a fianco di grandi chef della cucina tricolore: “Gli elementi per riconoscere un’ostrica buona sono gli stessi che usiamo per le cozze. Se nella valva c’è tanta carne, siamo soddisfatti, idem per le ostriche. In più, queste ultime hanno tre livelli di sentore che si avvertono man mano che si sale con la qualità: il sentore primario è quello marino, quindi di freschezza, iodio e mineralità. Quello secondario dipende dal terroir, come per il vino, che ci fa venire in mente il cetriolo, un fungo o la buccia dell’anguria. Nelle ostriche di maggior qualità c’è anche un sapore terziario che è quello della nocciola perché la molecola dell’ostrica è speculare a quella della nocciola quindi il cervello associa i due elementi”.

Le ostriche come il vino dunque, quindi importanti sono gli abbinamenti perché secondo Tenace, le ostriche hanno tre personalità diverse e possono essere fresche, eleganti o complesse. Le ostriche fresche, quelle più comuni, hanno bisogno di essere aggredite per sprigionare il sapore quindi consiglia limone, birra o whisky; le eleganti o special vanno accompagnate con un grande vino, con delle verdure croccanti o un buon olio d’oliva che ne esalti il sapore mentre le complesse hanno bisogno del grasso e Tenace ci ha detto che “Uno degli abbinamenti più aggressivi è stato quello col foie gra, perché queste ostriche hanno bisogno di una componente grassosa mentre il vino di accompagnamento deve essere più semplice, come un verdicchio o una falanghina”. Un percorso che Tenace ha fatto anche il 20 giugno a Napoli, durante il White Summer del Gambero Rosso.

 

ostrica corrado tenace
ostrica corrado tenace

 

L’ostrica tricolore del futuro, la San Michele

L’Italia è il secondo consumatore di ostriche in Europa, dopo la Francia, ed ha un mercato in fortissima espansione, che cresce di anno in anno e produce alcuni molluschi di qualità eccellente in varie zone dello Stivale, come Sardegna, Liguria o la più nota Ostrica del Delta, che cresce in provincia di Rovigo ed è meno sapida di quelle bretoni

Oyster Oasis si inserisce in questo mercato puntando al predominio qualitativo dei cugini galletti grazie ad una cooperativa di produttori di cozze nel parco del Gargano, “deviati” nell’ostricultura, portando l’allevamento nel Mediterraneo, una mission per niente facile dato che questi animali crescono meglio alle foci dei fiumi, con le forti pressioni del mare o le correnti del Golfo. Corrado Tenace ha portato in Puglia un sistema di sospensione sulle corde, dove cresceranno queste larve per sfruttare le peculiarità della zona di Ischitella, con la sua acqua super pulita. Il prodotto si chiamerà San Michele, sarà un’ostrica bianca del Gargano ed è dedicato al santuario dell’arcangelo che domina il territorio.

Curiosamente saranno legate alle produzioni della Bretagna e della Normandia perché secondo ricostruzioni archeologiche, proprio i monaci pugliesi, dopo essere passati per l’Abbazia di San Michele della Chiusa in Piemonte, salirono fino a Mont Saint-Michel per contribuire alla costruzione dell’abbazia ed oggi quella zona della Bretagna è celebre in tutto il mondo, oltre che per il meraviglioso complesso architettonico, per la bontà delle sue ostriche.

“L’obiettivo– conclude Corrado Tenace- è quello di avere un ottimo feedback dal mercato francese. Un obiettivo ambizioso perché loro sono campanilisti ma quando la qualità è eccelsa sanno che l’unica cosa da dire è chapeau”.

 

White Summer e la rinascita del baccalà con ScanFish

Il White Summer ha un tema ben preciso, una festa del solstizio d’estate pensata dal Gambero Rosso e realizzata da Città del gusto Napoli in cui ci sarà bianco da bere, da indossare, da ascoltare e da gustare. Un prodotto “bianco da gustare” in gran voga è il baccalà, una pietanza incredibilmente versatile che Ciro Fortunio, fondatore ed amministratore di ScanFish, governa grazie ad una solida tradizione familiare. La diretta importazione dai paesi produttori Europei e non solo, le consente una notevole competività sul mercato, che nasce da conoscenze specifiche e radicate delle dinamiche della pesca e della lavorazione del “merluzzo” nordico.

Ciro Fortunio è un uomo dalla grande personalità che domani sarà tra i protagonisti del White Summer grazie ad un prodotto sia a crudo che preparato dagli chef: “Domani porteremo un grande baccalà tipico della tradizione sommese, una tradizione radicata nella storia. Il taglio è tradizionale del mussillo e sarà declinato dagli chef con varie ricette ma non solo, perché ci sarà una variante a crudo, con il mussillo marinato in aceto e prezzemolo”.

Il mussillo la parte dorsale del baccalà, quella da cui si ricava un prelibato filetto di pesce pronto per essere fritto o condito.

Questo prodotto negli ultimi anni sta vivendo una vera e propria rinascita, passando da prodotto povero a prodotto gourmet anche grazie all’interesse di chef stellati e grandi maestri pizzaioli che lo usano nelle pietanze; secondo Fortunio “tutto questo movimento è figlio della tradizionalità di questo pesce. Noi importiamo un prodotto da Islanda e Norvegia che viene dissalato e tagliato in varie modalità ma che non è mai artefatto, tant’è che ha un sapore più sapido rispetto agli altri, è più duro e ci possono essere delle spine ma questo va bene se poi c’è qualità. Un baccalà per essere buono non deve essere bianchissimo, la colorazione naturale tende al giallo infatti”.

La qualità del baccalà della nota azienda specialistica ScanFish, associata Unciagroalimentare, sarà interpretata al White Summer in purezza grazie al lavoro dello chef Pasquale De Simone, Executive Chef del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo e declinato da Luca Esposito, chef de La locanda del testardo di Bacoli e docente della Gambero Rosso Academy Napoli.

 

White (ice) Summer con i gelati di Manuele Presenti, Tre Coni 2019

La gelateria italiana da dieci anni a questa parte ha avuto uno sviluppo importante ed un gruppo di maestri gelatieri sparsi in ogni regione d’Italia ha intuito la direzione del gelato gastronomico e si è messa all’opera, puntando sulla qualità dei prodotti e sulla forza dell’enogastronomia italica.

Questo gruppo è stato riconosciuto dalle riviste di settore, Gambero Rosso in primis, ed ha contribuito alla creazione della Guida Gelaterie d’Italia, di cui fa orgogliosamente parte anche Manuele Presenti, un maremmano doc che porta avanti l’impresa di famiglia.

Presenti, in piazza con Gelateria Chiccheria dai ruggenti anni ‘70, è la seconda generazione all’opera, “La gelateria è stata fondata dai miei genitori, che sono tutt’oggi i titolari, come laboratorio di pasticceria alla fine degli anni ‘70 e fino al 1983 di gelato non se n’è fatto”. Un percorso lungo dunque, cominciato con soli sei gusti (“Quelli classici: nocciola, stracciatella, pistacchio, fiordilatte, cioccolato, crema. In estate si aggiungevano le fragole”), ma aggiunge Manuele Presenti che “quello del gelato era un mercato in forte crescita e negli anni ‘90 abbiamo abbandonato la pasticceria e ci siamo dedicati solo ed esclusivamente al gelato, con l’obiettivo di valorizzare il territorio, dare un prodotto che non avesse semilavorati”.

manuele presenti
manuele presenti

Al White Summer 2019, la festa del solstizio d’estate del Gambero Rosso organizzata da Città del gusto Napoli, ci sarà spazio per il gelato grazie al Tre Coni di Grosseto ed alla sua meravigliosa creazione, il gelato pane burro e marmellata.

Quello di Manuele Presenti è un fiore di burro centrifugato con il latte della Maremma Toscana, con del pane casalingo tostato ed una marmellata di albicocche locali e biologiche, praticamente una classica merenda, però scomposta.

Il risultato ottenuto dalla Gelateria Chiccheria con il Tre Coni lo si ottiene con tanto lavoro ma non solo dice Presenti: “Passione per il proprio lavoro, senza guardare agli altri. Cerchiamo di ottenere il meglio, cercando e ricercando l’eccellenza delle materie prime e sviluppando la bilanciatura in maniera autonoma. Prove e ri-prove finché non si ottiene un risultato soddisfacente. Anni di questo lavoro e si arriva al Tre Coni el Gambero Rosso”.

pane burro e marmellata
pane burro e marmellata

Al White Summer ci saranno tante eccellenze che ripercorrono la strada tracciata da Presenti, con la valorizzazione del territorio, la ricerca dei prodotti e la lavorazione della materia prima. Quella del gelato è ancora una nicchia “ma ci sono dei miglioramenti” conclude Presenti.

Mimmo La Vecchia al White Summer, la voce della mozzarella di bufala campana

Baffoni da Super Mario e una passione che si avverte a miglia di distanza per il prodotto che tratta: Mimmo La Vecchia è la voce della Mozzarella di bufala campana, è la coscienza storica e soprattutto è un esponente di una scuola di produzione che guarda al passato per valorizzare il futuro.

La Vecchia sarà uno dei protagonisti del White Summer, la festa del solstizio d’estate del Gambero Rosso organizzata da Città del gusto Napoli domani sera sulla Terrazza Angiò del Renaissance Hotels Naples Mediterraneo.

white summer
white summer

Con il suo caseificio Il Casolare ad Alvignano in provincia di Caserta, porta un prodotto creato secondo tradizione e rispettando le regole del consorzio della Mozzarella di Bufala Campana, usando solo latte fresco e intero, rigorosamente di Bufala. Prodotta fresca ogni giorno, può essere mozzata a mano oppure mediante le formatrici che producono pezzature a peso predeterminato, dai 10 grammi (perlina, ciliegina, bocconcino) fino a tre chilogrammi, trecce e nodini compresi.

Domani al White Summer porterà dei “Bocconcini di bufala campana DOP e delle ricottine di bufala campana DOP, entrambi del consorzio mozzarella e ricotta” dice Mimmo che apre anche alla possibilità di trasformare vari latticini, ma non vuole svelare le sorprese per domani sera. Il rapporto tra la mozzarella e La Vecchia è simbiotico, “La mangio quasi tutti i giorni” dice orgoglioso prima di portare la conversazione sul lato culinario: “La mozzarella è un prodotto che nasce per essere mangiata da sola. Una mozzarella buona va mangiata da sola poi ovviamente la si può trasformare ed un prodotto di qualità nel piatto lo ritrovi sempre ed esalta la cucina infatti la ritroviamo un po’ ovunque. Era il vanto del Regno delle Due Sicilie, ha poi conquistato l’Italia ed il mondo e dobbiamo salvaguardarla con orgoglio.”

mimmo la vecchia
mimmo la vecchia

La storia dunque, la storia di nuovo ed allora ci addentriamo nell’argomento perché uno dei vanti de Il Casolare è la mozzarella affumicata, un prodotto nuovo ma antico, “Più antico della mozzarella classica, di come la conosciamo oggi probabilmente” dice La Vecchia, perché “si usava l’affumicatura per conservare meglio il prodotto che poi veniva donato o venduto ai pellegrini di passaggio o ai viandanti che camminavano lungo le strade del Regno”. Il prodotto affumicato più famoso oggi è la provola, ma ci sono delle sostanziali differenze: “La provola è affumicata, viene fatta con latte vaccino o misto bufala ed è più asciutta e dura della mozzarella. La provola è perfetta per essere trasformata in cucina, la mozzarella affumicata è più morbida, ha la stessa consistenza della mozzarella ma con un sapore diverso ed oggi usiamo questa tecnica non solo per conservare più a lungo il prodotto ma anche per ottenere un risultato diverso che può piacere ai clienti”.

White Summer 2019, il Gambero Rosso festeggia l’estate

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Torna WHITE SUMMER l’evento dedicato al solstizio d’estate firmato CITTA DEL GUSTO NAPOLI GAMBERO ROSSO, la festa esclusiva che apre la stagione estiva dei grandi eventi del famoso network partenopeo del Gambero Rosso.
Il 20 giugno alle ore 20:00 Città del gusto Napoli celebra l’undicesimo appuntamento con il bianco: bianco da bere, bianco da gustare, bianco da ascoltare presso la Terrazza Angiò del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo.

Sulla terrazza raffinata del centro storico partenopeo, si daranno appuntamento le eccellenze italiane del food e del Wine: da Corrado Tenace di Oyster Oasis con le sue ostriche che proporrà un’esperienza sensoriale a tutti gli ospiti, a Massimiliano, Daniele e Adriano Malafronte ed i loro lievitati artigianali per far godere ai presenti “Il gusto del vero pane” fino ad arrivare ad un altro prodotto “white” tipico della Campania, il baccalà della nota azienda specialistica ScanFish, associata Unciagroalimentare, che sarà interpretato in purezza grazie al lavoro dello chef Pasquale De Simone, Executive Chef del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo e declinato da Luca Esposito, chef de La locanda del testardo di Bacoli e docente della Gambero Rosso Academy Napoli.

Il percorso salato continuerà con il maestro casaro Mimmo La Vecchia del Caseificio Il Casolare con la sua mozzarella di bufala campana DOP e tanti latticini.
Spazio per la frutta al White Summer con i fichi secchi del Cilento de I Sapori della terra, che farà degustare agli ospiti non solo il frutto, ma anche un aceto di fichi in un insolito abbinamento che sarà svelato solo durante la serata.
Grande attesa anche per un momento da brivido proposto dal maître Glacier Tre coni 2019 Manuele Presenti della Gelateria Chiccheria di Marina di Grosseto con il suo gelato sempre sui temi del bianco: pane, burro e marmellata di albicocche bio.
La nota dolce di White Summer saranno le creazioni belle, buone e golose di Giuseppe Ratto, del Gran Caffè Ratto di Frattamaggiore, un maestro pasticcere riconosciuto a livello nazionale.
Non solo bianco da mangiare, ma anche bianco da bere con un’ampia selezione di vini bianchi e bollicine, pilastri dell’enologia italiana e uno dei prodotti italiani più apprezzati nel mondo con un seminario alle 18.30 tenuto da un sommelier dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) sui vini bianchi ed i loro abbinamenti.

Ma White Summer sarà sopratutto una festa glamour con la musica di gran classe firmata Lunare Project DJ SET. un mix di atmosfera ecochic nel mood sofisticato e lounge che si amalgamerà perfettamente nella splendida cornice.
Il White sarà total con un dress code bianco!

Tre Coni 2019, i migliori Maestri Gelatieri d’Italia

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Il Tre Coni 2019 sulla Terrazza Angiò del Renaissance Hotel Mediterraneo di Napoli è stato un appuntamento sentito che ha riunito tutti gli amanti del gelato per la II edizione dell’evento a cura di Città del Gusto-Napoli. Tante sorprese, tante proposte innovative e tante opere d’arte create ad hoc per l’occasione che hanno messo in mostra il meglio del gusto italiano, rappresentando al meglio tutta la Penisola con i migliori maestri gelatieri del Bel Paese.

I migliori gelati d’Italia

“Il gelato gastrnomico è una nicchia e resterà tale ma come alta eccellenza della cucina. Lo troveremo nei ristoranti stellati di un certo pregio dove lo chef fa ricerca e chiede l’ausilio del maestro gelatiere per mettere nel piatto questa tipologia di gelato”spiega Giancarlo Timballo, della gelateria Fiordilatte. Il maestro, co-fondatore della coppa del mondo delle gelaterie aggiunge che “Noi siamo in grado di fare bene il gelato e gli chef sono in grado di abbinarlo al cibo e questo connubio e commistione di mestieri del gusto, idea che abbiamo lanciato nella coppa del mondo già dalle prime edizioni, è stata una scelta vincente.” Dello stesso avviso è Candida Pelizzoli, della gelateria Oasi a Badalasco, “Ai futuri gelatieri che si affacciano a questo lavoro dico di avere tanta passione ma nello stesso tempo di fare tanta ricerca con amore verso questo mestiere.” La maestra, determinata e in costante aggiornamento, con il suo fresco gelato ai fiori d’arancio con radici di zenzero, sottolinea l’importanza dello studio e della ricerca per trovare continuamente un equilibrio tra benessere e salubrità per un vero gusto del gelato artigianale italiano. Il benessere e la salubrità sono concetti affini a molti altri maestri gelatieri tra cui Antonio Mezzalira che fonda la sua gelateria a Gazzo Padovano, Golosi di Natura, da un’idea di naturalità e km 0. “Cerchiamo di fare prodotti che ricordino il territorio e la tradizione ed è per questo che abbiamo portato in mostra lo Yuzu delle sei un sorbetto fatto con lo Yuzu, che ho voluto accompagnare con una menta selvatica che nasce a Gazzo Padovano, una chips di polenta tipica veneta e una spruzzata di Gin”. Il gelato del maestro Mezzalira è in sostanza un aperitivo che prende tanto dalla tradizione veneta e proietta la gelateria verso qualcosa di più completo. Gianfrancesco Cutelli ha presentato un sorbetto al cioccolato: “Fino a ora abbiamo fatto cose abbastanza semplici ma adesso che i mondi della ristorazione, della mixology e della pasticceria sono in una fase di contaminazione credo che anche il mondo della gelateria si affaccerà a nuove collaborazioni e soprattutto si differenzierà con cose più elaborate e divertenti” sottolineando che “C’è molta voglia di osare e usare ingredienti che non sempre sono facili da trattare”. Nuove commistioni, nuove collaborazioni e andamenti positivi che spingono verso sperimentazioni frutto di una straordinaria passione, una selezione accurata di materie prime e in moltissimi casi tecniche innovative e attenti abbinamenti. Paolo Brunelli con la sua versione sferica della Zuppa Inglese rappresenta questa costante e forsennata innovazione tecnica. Maestro gelatiere virtuoso, Brunelli produce il suo gelato a Senigallia, la terra baciata dalla gastronomia e dall’enologia. Un sottile fil rouge lega tutti i premiati Tre Coni 2019, “Il gelato ci riporta tanti ricordi, ma i ricordi sono fondamentali in qualsiasi pietanza andiamo a mangiare. Sicuramente la grande popolarità e diffusione del gelato è un fattore preponderante per far emergere ricordi, ma soprattutto per far emergere nuove integrazioni anche con prodotti che hanno bisogno di essere rivalutati perché di eccellenza” dice Brunelli; sperimentazioni e nuovi orizzonti culminati, anche, nel lavoro di un altro maestro: Dario Rossi. “Sono stato alla Norcineria Bernabei, ci siamo confrontati tanto per trovare il migliore guanciale dei castelli romani ed è nato così il gusto che oggi ho portato in mostra: La Carbonara!”. Un gelato audace cassa di risonanza del territorio, sì perché il maestro Rossi, sottolinea l’importanza di scegliere materie prime che con la loro naturalezza raccontino la terra a cui appartengono. Ambizione, questa di essere il collante tra produttori, materie prime e gelato, di Alberto Marchetti il gelataio che ha portato il gusto puro all’italiana nella grande catena di Starbucks: “Quando mi hanno esposto la loro idea di mantecare il gelato a freddo, con azoto liquido, non ho potuto fare a meno di sentirmi onorato e accettare soprattutto sapendo che hanno a cura il controllo della filiera di produzione”. Una mente esperta e tutta italiana al Tre Coni 2019 che cede la sua conoscenza per migliorare la qualità dei prodotti anche a livello internazionale.

 

L’attenzione a territorialità e valori nutrizionali

Dal Tre Coni 2019 si evince una fortissima spinta rivoluzionaria nel mondo della gelateria italiana che sta posizionando le sue attività verso una direzione molto specifica, in cui i termini più utilizzati per spiegare il proprio lavoro sono spesso: “biologico”, “territorio”, “attenzione ai valori nutrizionali”, “km 0” e “dieta mediterranea”. Il rapporto tra cibo e territorio può essere considerato come una chiave di lettura: il cibo, grazie al lavoro di queste realtà professionali, si è reso un fenomeno complesso che raccoglie geografia, etica, salute, interferisce con l’ambiente e plasma le comunità che ne sono parte attraverso una costante opera di valorizzazione e utilizzo cosciente delle materie prime locali. Il territorio è come un’idea e il km 0 è un’opportunità da cogliere al volo ma quando ciò non è possibile, il circolo virtuoso della consapevolezza spinge gli addetti ai lavori ad informarsi sulla provenienza dei prodotti, sulle modalità di produzione e sulla sostenibilità della lavorazione, stimolando così anche nuove scelte di consumo indipendentemente dalle distanze geografiche.

 

A cura di Leonardo Ciccarelli, Eleonora Furlani e Victoria Pastore del Master in comunicazione dell’enogastronomia al Suor Orsola Benincasa in collaborazione con il Gambero Rosso