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L’artigiano della pizza Franco Pepe incontra i ragazzi del Master

“Io sono un artigiano e panificatore”. Così si presenta Franco Pepe, di Pepe in Grani a Caiazzo, ai ragazzi della VII edizione del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia, nel corso di una lezione tenutasi presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Il maestro ha raccontato la sua storia, iniziata dal nonno, fatta di duro lavoro e passione che l’hanno portato a diventare uno dei migliori pizzaioli al mondo. Un racconto di tradizioni e amore per la propria terra; infatti, grazie a Pepe, oggi possiamo considerare Caiazzo come la meta gastronomica d’eccellenza per riscoprire i veri sapori della pizza.

Un’esperienza unica conclusasi con una dimostrazione pratica presso la pizzeria di Franco, dove gli studenti hanno avuto la possibilità di gustare i suoi prodotti.   

Gianluca D’Agostino, nuova Stella Michelin a Napoli

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Lo chef Gianluca D’Agostino apre le porte del ristorante Veritas ai ragazzi del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia condividendo con loro la Stella Michelin appena conferitagli dallChef D'Agostino del ristorante Veritas ottiene la stella Michelina celebre Guida Rossa.

Lo chef, di origine irpine, è approdato a Napoli nel 2010 dopo molte esperienze nei migliori ristoranti italiani ed europei. Qui ha incontrato Stefano Giancotti, proprietario del ristorante Veritas, in corso Vittorio Emanuele, con cui ha costruito nel tempo una grandissima amicizia e stretto un proficuo rapporto lavorativo. La Stella Michelin, arrivata nel novembre del 2016, ha rappresentato il raggiungimento di un traguardo conquistato a piccoli passi, senza mai dimenticare la tradizione culinaria partenopea e la scelta di materie prime del territorio.

Una cucina contemporanea, quella dello chef D’Agostino, intesa come mix tra tradizione e modernità. Il menù varia fra pesce, carne e verdure, prestando molta attenzione al territorio con piatti che hanno un forte legame con la tradizione. Il tutto cucinato secondo i principi della cucina moderna: diverse cotture, grazie all’ausilio di nuove tecnologie e attrezzature che permettono di cucinare a temperature controllate.

I ragazzi del Master sono stati deliziati nella pausa pranzo con una succulenta genovese, piatto emblema della tradizione napoletana.

L’Enogastronomia in onda su RunRadio

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Il Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia offre ai suoi studenti la possibilità di approfondire la gestione di differenti strumenti di comunicazione. I partecipanti alla VII edizione hanno così avuto la possibilità di curare presso RunRadio, stazione radiofonica dell’Università Suor Orsola Benincasa, AssapoRundo una rubrica interamente dedicata all’informazione di settore. Il format permette di approfondire argomenti affrontati durante le lezioni e introdurre contemporaneamente futuri eventi in programma nell’area metropolitana di Napoli.

La Dieta come farmaco

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L’etimologia della parola dieta è da ricondursi al greco δίαιτα (diaita) ovvero  abitudine, modo di vivere, dimora ma anche cabina della nave. Questo significato potrebbe stranire i molti ma i marinai, attraverso il timone presente nella cabina, conducevano la nave e ne decidevano la condotta. E’ un po’ quello che si fa seguendo una dieta, si decide di abbracciare una condotta alimentare. Ma forse oggi il vero significato di questa parola è andato perso.

“Peso Forma – Strumenti e metodologie alternative”

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E’ stato presentato venerdì 17 febbraio presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli il libro “Peso forma – strumenti e metodologie alternative” edito da Areablu,  frutto della collaborazione tra gli autori Francesco Nardi (medico chirurgo e specialista in omeopatia e agopuntura), Armida Calogero (specializzata in psicoterapia breve e ipnosi medica) e Alfonso Iaccarino (patron dello storico ristorante Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due golfi, che solo negli ultimi anni ha lasciato le redini della cucina al figlio Ernesto).

All’appuntamento sono intervenuti, oltre gli autori e l’editore: Elisabetta Moro, Ordinario di Antropologia Culturale presso l’Università Suor Orsola Benincasa e Condirettore del MedEatResearch; Marino Niola, Ordinario di Antropologia dei Simboli presso l’Università Suor Orsola Benincasa e Direttore del MedEatResearch; Paola Villani, Ordinario di Letteratura italiana presso l’Università Suor Orsola Benincasa; Livia Iaccarino, moglie di Alfonso e sua storica compagna di avventura nel ristorante di famiglia, che ha anche letto in anteprima alcuni passi del libro.

L’opera affronta gli argomenti dell’obesità, del sovrappeso e più in generale dei problemi legati all’alimentazione, al fine di mettere in evidenza l’importanza di soluzioni alternative alla medicina, quali agopuntura, omeopatia e floriterapia di Bach, oltre che naturalmente di una giusta cultura alimentare.

A tale scopo gli autori individuano le radici dei problemi alimentari del nostro tempo, analizzando sia i fattori socioeconomici legati al predominio degli interessi dell’industria alimentare a scapito del benessere dei consumatori, sia gli aspetti psicosociali e le interrelazioni reciproche tra benessere psicologico, salute fisica e alimentazione.

A conclusione di questo percorso, lo chef Alfonso Iaccarino propone alcune sue ricette che dimostrano come si possa coniugare alta gastronomia e forte attenzione al benessere e alla salute psicofisica, coerentemente con l’ideologia storica dello stesso Don Alfonso, da sempre impegnato a valorizzare le tradizioni culinarie della sua terra attraverso la difesa della genuinità e della sostenibilità dei prodotti, unite alla ricerca e alla tecnica nelle preparazioni.

 

Creazione di un Brand: Strategie, Tattiche e Analisi

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La creazione di un Brand comporta un’attenta analisi di tutti i fattori costitutivi, inclusi i valori immateriali di cui è intriso. Per ottenere un’immagine vincente è necessario tener conto di una serie di elementi principali come Naming (parte testuale),  Logo (stile), Pay Off (frase d’impatto che definisce la filosofia del Brand). Bisogna individuare i concetti chiave di cui il Brand si fa portavoce e declinarli in maniera coerente, solo così si avrà una forte personalità e si potrà procedere alla fidelizzazione del cliente.

Quali sono le regole della Brand Identity?

Per quanto concerne il Naming bisogna tener conto del sistema linguistico.Per portare degli esempi: la lingua francese fa riferimento al concetto di eleganza e raffinatezza, la lingua inglese è molto collegata al  mondo della tecnologia e del by night, il latino genera un mood etnonostalgico, il greco è legato invece alla corporeità, che lo rende adatto a luoghi come spa e centri benessere. Le parole brevi e accentate alla fine favoriscono la memorizzazione, come le sillabe che si ripetono.

Per il Logo è necessario, in primo luogo, utilizzare pochi elementi funzionali. Il cervello umano, infatti, dovrà elaborare meno informazioni contemporaneamente e il Brand risulterà così più facilmente memorizzabile. Deve essere impiegato un colore, al massimo due, meglio se un colore primario e uno neutro. I logo vincenti hanno tendenzialmente elementi iconografici astratti. Questi elementi generano nel cervello umano un processo di tipo attivo, al contrario di quanto avviene con le immagini figurative, per le quali il cervello compie una passiva attività di categorizzazione.

Per quanto riguarda il Pay Off, bisogna tener conto di metrica e fonetica. La rima risulta molto efficace. Le frasi devono essere brevi e bisogna tentare di restare nel lineare, senza eccessi di creatività che possono rendere il concetto eccessivamente complesso.

Ogni scelta creativa deve necessariamente fare riferimento al concept, che è la parte fondamentale di creazione dell’identità del brand. Si dà vita così ad un’attività di brainstorming, tecnica creativa di gruppo, durante la quale di getto vengono associati dei concetti a quel Brand. Da qui si procede con un’analisi SWOT, tecnica di categorizzazione, durante la quale ai concetti venuti fuori con il brainstorming si procede a dare un ordine. Si individueranno di conseguenza i punti di forza e di debolezza del prodotto e del contesto generale. Dopo un’accurata analisi del target di riferimento si potrà finalmente procedere.

Da qui proverranno tutte le idee. Buona creazione !

Espressioni di gusto. Il nuovo modo di comunicare degli chef.

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Se Massimo Bottura, chef e proprietario del ristorante “Osteria francescana”, dovesse trovare un posto in un immaginario comune lo si vedrebbe su una forma di parmigiano degustando aceto balsamico modenese. Il fenomeno di comunicazione, di un cuoco che è sintesi di esportazione come la transavanguardia, mette in discussione i canoni classici di manifestazione della personale filosofia culinaria. Forse perché fino a poco prima di Massimo Bottura non si concepiva il modo di fare cucina come una filosofia, ma piuttosto un modo per far riempire lo stomaco. La divulgazione della sua figura testimonia la volontà di partecipare ad un dubbio, che trova le sue radici in una lettura della tradizione gastronomica non in chiave nostalgica, ma critica.

Bottura per comunicare se stesso si affida al suono del pianoforte di Monk, o ai tagli di Fontana per penetrare una superficie e chiedersi se in cucina le materie prime vengano realmente valorizzate con la fedele accettazione delle ricette tradizionali.

A modo suo Niko Romito, chef stellato de il “Reale, Casadonna” a Castel di Sangro, porta nel dimenticatoio il format comunicativo dei ricettari di Cristina Parodi, o de la “Prova del cuoco”. Dallo show culinario a  video ricette che eliminano l’eccesso di parole e raccolgono i gesti essenziali della comunicazione gastronomica, in una visione che fa percepire l’estremo ordine mentale e freddezza dello chef.

Mentre, provare ad approcciare con il modo di comunicare di David Munoz, cuoco madrileno, significa essere pronti a ricevere la parte violenta di una visione ancestrale del cibo. Il protagonista del ristorante “Diverxo”, con il suo modo estremo di comunicare se stesso, mostra il viaggio interiore che percorre ogni commensale come una liberazione sensoriale.  Una comunicazione che si fa portavoce del potere erotico del cibo e della sua capacità di far interagire cliente e ristorante, in un rapporto spinto al limite dell’eccesso. Il panorama attuale conferma un’espressione comunicativa culinaria che non può più essere ferma in cucina.

Estetica del Brand

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Ogni persona ha un suo modo di percepire i colori esterni e di associare inconsciamente le emozioni. Il colore viene elaborato secondo processi che agiscono contemporaneamente in una “rete neurorale“: chimico, socioculturale e psicologico. Il processo chimico riguarda il funzionamento del nostro organismo, in questo caso l’apparato ottico. Il processo socioculturale presuppone che il significato attribuito ai colori sia influenzato dal contesto culturale di appartenenza. Il fattore psicologico dipende dalle idiosincrasie e varia da individuo a individuo.

Cosa comunicano esattamente i colori?

Bianco: E’ utilizzato solitamente come sfondo. Indica purezza e stile, sincerità ed innocenza. Molto utilizzato nella grande distribuzione e per i prodotti legati all’igiene.

Giallo: E’ associato al sole, alla gioia e all’ottimismo. E’ un colore che attira attenzione ed è molto utilizzato nei disegni fatti dai bambini. Nelle tonalità più vicine all’arancio, per ottenere un forte impatto su scaffali e cartelloni. In ambito enogastronomico è utilizzato nei prodotti per la colazione.

Rosso: E’ molto usato per attrarre lo sguardo e generare una reazione. Evoca concetti di intensità, calore, passione, emozione; in altre sfere è il colore della trasgressione. Molto usato in ambito enogastronomico. E’ il colore che domina gli aperitivi poiché evoca, contemporaneamente, seduzione e peccato.

Viola: Da un punto di vista socio-culturale, per i cattolici è il colore della morte; per i paesi mediorientali è il colore dell’ascesi, del pensiero e della meditazione. Un misto di desiderio e senso di colpa. Spesso lo si associa ai dolci in quanto evoca passione e piacere.

Verde: E’ il colore della natura. Usato per gli alimenti sottoposti a controlli e certificazioni e per rassicurare sul loro consumo.

La scelta del colore gioca un ruolo fondamentale sia per la strategia comunicativa che per il design, poiché ogni variazione cromatica ha un preciso significato rispetto al simbolo a cui viene associato.

Viaggio di identità

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“Viaggia l’uomo, viaggiano i prodotti, viaggiano le idee”. Quello del viaggio sarà infatti il tema principale della tredicesima edizione del congresso di Identità Golose che si terrà a Milano il 4-5-6 Marzo 2017 al MiCo – Milano Congressi. L’evento in cui saranno ospiti gli studenti del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia è dedicato interamente alla cucina d’autore e all’alta pasticceria e avrà come protagonisti assoluti chef nazionali ed internazionali, insieme a pizzaioli e pasticceri.

Questo viaggio all’insegna delle più importanti novità culinarie durerà 3 giorni e avrà come relatori chef stellati dal calibro di Enrico Crippa, Cristina Bowerman, volti più noti come Heinz Beck, Niko Romito, Massimo Bottura e Carlo Cracco ma anche importanti pizzaioli come Franco Pepe e Ciro Salvo che si alterneranno sul palco delle varie sale raccontando le loro esperienze in tema di libertà d’espressione in cucina.

Pasquale Marigliano è miglior “Pasticcere dell’Anno”

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Ricerca e perfezione estetico-degustativa sono le parole espresse dall’Accademia Maestri Pasticceri Italiani che ha eletto Pasquale Marigliano miglior pasticcere dell’anno.

A Torino, nell’ambito della manifestazione Gourmet Expoforum, alla presenza del presidente AMPI Gino Fabbri, si è tenuta la cerimonia per la consegna dell’onorificenza nella sala Blu a Lingotto.

«Sono onorato di ricevere questo premio – ha dichiarato Marigliano – che riconosce alla mia pasticceria la miscela tra le due culture che mi influenzano: quella partenopea e quella francese».

Il pasticcere, nonché artigiano del cioccolato che ha fatto esperienza alla corte parigina dei più noti maestri dolciari “Fauchon” e “Le Notre”, caratterizza ogni sua creazione con la continua ricerca del giusto accostamento d’ingredienti nel suo laboratorio a San Gennarello di Ottaviano.

Nella motivazione si legge ancora che Pasquale Marigliano fornisce stimoli costantemente all’intera pasticceria nazionale, portando alto il nome dell’Italia anche all’estero.

Fortemente legato al suo territorio, il maestro cioccolatiere ha dato il nome “Vesuvio Buono” a uno dei suoi cioccolatini, duro all’esterno ma morbido ed esplosivo al suo interno.

Fin da piccolissimo, ha scoperto la sua vocazione per la pâtisserie e non ha più smesso di inseguire il suo sogno. L’ormai celebre pasticcere ha maturato talento e passione nelle pasticcerie della sua zona iniziando un percorso che lo ha portato a Parigi.  Dal 1992, infatti, ha approfondito la sua formazione presso “Fauchon” e “Le Notre”, seguendo stage di perfezionamento sulla lavorazione della viennoiserie (ovvero la produzione di dolci da forno la cui tecnica di realizzazione si avvicina a quella del pane), del pastigliaggio e dello zucchero soffiato, tirato e colato.

Una volta tornato in Italia ha aperto il suo laboratorio e il primo punto vendita a San Gennarello, passando poi per Ottaviano e adesso Nola. Il nuovo locale ha aperto i battenti in via Fonseca, angolo via Merliano, proprio di fronte al Parco Archeologico di Nola. Una motivazione in più per prediligere questa nuova location vista l’attenzione di Pasquale Marigliano per l’arte e confermando l’attaccamento al suo territorio. Ampio, luminoso e pieno di prelibatezze. È così che la nuova struttura si pone al pubblico, che non potrà far altro che degustare tutte le squisitezze del maestro cioccolatiere. Dalla piccola pasticceria al gelato, dai cioccolatini alle raffinatissime torte e da non dimenticare il Panettone, apprezzato da nord a sud grazie al suo lievito naturale. Ha ricevuto anche il riconoscimento dal Gambero Rosso del Premio Tre Torte.