Fuori dalle logiche del mercato tradizionale, c’è una voce che fa rumore nei silenziosi angoli dell’economia consumistica moderna, il “dono”. Questa antichissima pratica, più relazionale che individuale, è fatta di paradossi e contraddizioni. È contemporaneamente un sintomo di libertà e un vincolo sociale che per l’appunto, merita di essere ricambiato ma non lo pretende. Questo fenomeno sociale totale, ampiamente trattato dall’antropologo francese Marcell Mauss, crea un “legame di anime” e concepisce uno spazio simbolico in cui la costruzione dei legami sociali è più importante dei beni materiali che circolano.
La differenza tra dono e regalo
Nonostante spesso siano ritenuti sinonimi, le sfumature di questi termini presentano delle diversità. Il regalo infatti, come ci suggerisce l’etimologia probabilmente derivante dallo spagnolo regalar (in altri termini rendere omaggio), fa riferimento ad un gesto in cui spesso l’obbligo morale prevale sul desiderio stesso di compierlo. In questo contesto, il valore economico dell’oggetto in questione assume un’importanza diversa e decisamente più materialistica. Il termine dono invece, che include tra i suoi sinonimi anche virtù, qualità e dote, si allontana dalle formalità monetarie e materiali per riassumersi in un atto simbolico dallo spessore affettivo ed emotivo più profondo e disinteressato.
Il voler bene in una “scatola”
Ma veniamo ai contenitori per alimenti: possono essere di tutti i colori, possono essere grandi, piccoli, componibili, scomponibili, termici, sottovuoto, di plastica morbida, rigida, di vetro per le conserve o addirittura in silicone ma quindi? che cosa ha a che fare tutto questo con l’antropologia?
Immaginiamo che tutte le caratteristiche che abbiamo elencato sopra siano delle relazioni, dei legami tra persone che si vogliono bene, che si conoscono appena o che sono persino sconosciute l’una per l’altra. Ebbene il contenitore per alimenti, qualora l’oggetto del dono fosse il cibo, questo diventa un dispositivo dell’atto di donare, una sorta di transfer simbolico che esprime l’atto di prendersi cura dell’altro.
Le persone che ci vogliono bene, dentro ai contenitori per alimenti, ripongono un po’ di loro stesse, un po’ delle loro abitudini e tanto dei loro sentimenti. Questa forma di amore senza tempo è rimasta invariata. Cambia tuttavia la tecnologia infatti i più premurosi sanno, che alcuni contenitori oggi possono persino andare in microonde così non si sporca nemmeno la cucina per scaldarli. Proprio a partire da queste piccole ma grandi attenzioni e indipendentemente dal valore economico del dono alimentare, tutto questo, semplicemente non ha prezzo. Anzi, il contenitore si chiama Pietro e torna indietro perché sennò la prossima volta come si fa?