Sembra italiano ma non lo è, italian sounding

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Quando si associa ad un alimento la denominazione Made in Italy, l’immagine percepita è di qualità. Le tipicità italiane attraverso nuovi canali si diffondono ed arrivano ad essere conosciute da palati di tutto il mondo. C’è curiosità e voglia di assaggiare: il nutrirsi “all’italiana” è  qualcosa che vale la pena provare;  basta pensare che a New York la terza attrazione più visitata è Eataly, la catena di distribuzione che esporta la gastronomia italiana all’estero.

Ma se un prodotto d’italiano ha solo il nome e si spaccia tale per piacere? È quello che sta succedendo in maniera sempre più frequente, il fenomeno ha un nome: italian sounding. Prodotti totalmente estranei a provenienza, manifattura o processo industriale, riprendono i nomi dei prodotti italiani più famosi, cambiandoli leggermente e mantenendo delle assonanze per suscitare in un consumatore distratto un senso di italianità e indurlo all’acquisto. Chi poi assaggia potrebbe farsi un’idea sbagliata di cos’è quel prodotto, abituarsi e credere il sapore finto quello vero oppure convincersi che i prodotti italiani in realtà non sono poi così buoni. Il pericolo per l’immagine è alto.

In America puoi trovare un ricordo di Parmigiano Reggiano nel Parmesan, in Brasile nel Parmesao, in Argentina nel Regianito. Mozzarella di bufala casertana o salernitana? Il dubbio può essere fugato acquistando il kit con cui farla in 30 minuti, senza bisogno di latte. La voglia di artigianalità può essere soddisfatta anche da un wine-kit, con cui si può fare un Barollo, un Cantia o un Vinoncella.
Un formaggio Pecorino prodotto in Cina con latte di mucca, una mortadella siciliana fatta in Brasile, un pesto ligure dalla Pennsylvania, un sugo alla bolognese dell’Estonia…

Francesca Naccarato

La passione per il cibo mi ha portato a riflettere su cosa sta alla base di come mangiamo. Non solo cibo, ma tutto quello che sta intorno, prima e nel futuro, l’evoluzione verso forme di fruizione sempre nuove. Ho 25 anni, sono originaria di Cosenza e laureata in Marketing, comunicazione aziendale e mercati globali a Milano, attualmente a Napoli per il Master in enogastronomia del Gambero Rosso. L'obiettivo è utilizzare in modo trasversale strumenti, conoscenze e idee per raccontare e promuovere il mondo del food & beverage.