Il gioco fra tutto o niente, realtà o finzione
A volte è strano immaginare quanto il passaggio del testimone generazionale sia riconducibile solo ad un semplice passaggio di persone. Sono le persone che fanno la storia oppure è la storia che è fatta di persone? La certezza è che “il nostro essere è il nostro passato”.
Probabilmente il cibo è davvero l’unica chiave concreta per leggere i popoli di tutte le epoche e di ogni angolo del mondo. L’evoluzione della tavola ci ha condotti verso una vera libidine del gusto passando dal cibo come unico oggetto di nutrimento, all’estensione sensoriale di ogni singolo alimento.
La spettacolarizzazione gastronomica si muove sempre più verso continenti ancora inesplorati; ognuno sta viaggiando a proprio modo e senza limite all’ingegno, le grandi firme delle cucine mondiali si battono per i piaceri della masticazione!
Ieri c’era François Vatel, che con somma maestria ha saputo innalzare il valore della Francia culinaria. Quello che accadeva nell’alta società tra ‘600 e ‘700 ha rappresentato la prima grande teatralità in onore del cibo a 360°.
Lo spettacolo messo in atto nelle corti ha segnato la scissione tra due ere. La nuova divisione di un mondo che accetta e impara a comprendere la bellezza della tavola…e tutto quello che c’era prima.
Oggi “El Somni”, un progetto multimediale con il ristorante tra musica e televisione, che ha messo la creatività al servizio del cibo –o viceversa- ha aperto le porte “a persone che non hanno bisogno di essere artisti, un luogo per creare un pensiero rivolto su tutte le linee: scienziati, giovani, attori e musicisti da tutte le aree del sapere e della cultura”.
I fratelli Roca, del ristorante El Celler de Can Roca, hanno agganciato la voce della cantante e compositrice Silvia Pérez Cruz all’aura magica di una tavola da pranzo; con l’inconfondibile maestro Wagner si è ricalcata la forza delle idee. “El Somni è un viaggio, una festa di nozze in tutte le arti creata per far emozionare”. La cucina ha da sempre avuto un corpo che va man mano acquisendo volto e anima; il paesaggio attorno al commensale si imbandisce come un palcoscenico fatto di colori e forme, armonie e contrasti per creare la bellezza.
Una cena fatta dalle più disparate invenzioni scenografiche dove si vive il desiderio dell’assoluto, del sublime e del perfetto che ricerca l’essere umano.
Lo stesso intento è stato ricercato dallo chef iberico David Munoz, quando si è lanciato nell’apertura del “Diverxo”. Nato nel 2007, si è da subito proposto come condottiero della cucina fusion in una complessa ricerca di tecniche e novità legate anche al mondo del servizio di sala.
Dal “grande merluzzo al forno glassato e decorato con un naccarello in bocca” al “gol di Messi”; dalla “crema Chantilly” alle “Olive di Tokyo con semi di soia, polvere di olive Kalamata, salsa di Yuzu e pomodoro verde cileno”.
Creare e stupire sono da sempre l’obiettivo principe dei “maestri del piacere”; che si tratti di Massimo Bottura o Paolo Lopriore, di Gualtiero Marchesi o Alain Ducasse, d’El Somni o del Dom d’oltre oceano, “non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si ha mangiato bene”.