PERCHE’ RECUPERARE LE ANTICHE VARIETA’?
– Per avere un germoplasma autentico per le prossime generazioni;
– Usi, costumi e tradizioni locali conservate ai posteri;
– L’intero settore agricolo è valorizzato attraverso marchi e prodotti;
– Aumento di conoscenza e domanda per più prodotti biodiversi;
– Utilizzare il germoplasma locale per ottenere nuove varietà;
– Sinergie con il comparto del turismo enogastronomico e tematico;
– Disponibilità di materiale di propagazione sanitariamente migliorato;
– Apertura di nuove opportunità di mercato e reddito.
La strategia per vincere la sfida della globalizzazione è senz’altro l’affermazione della “tipicità” come idea regolativa un territorio che vuole rimanere “unico” nella sua identità.
Si tratta di un obiettivo prestigioso e di un percorso non facile, che passa attraverso la riscoperta del patrimonio autoctono che ha fatto la storia di un luogo e conduce alla valorizzazione “dell’esclusivo”.
Il concetto di “unico” è fatto di esperienze e tecniche consolidate nel tempo che non deve, però, sfociare in una concezione strettamente locale; il confronto ed il dialogo con le altre realtà vitivinicole va ricercato senza riserva. Questo perché sollecita i processi di miglioramento, arricchendo il corredo culturale e tecnico.
In generale possiamo dire che l’Italia ha, più degli altri Paesi, una grande ricchezza varietale di vigneti; la Puglia è certamente tra i territori che sono la culla di patrimoni ampelografici autoctoni tra i più complessi e variegati anche a livello internazionale.
Con l’apertura degli scambi commerciali, l’abolizione degli ingenti dazi doganali e l’apertura ad una nuova visione del settore agricolo, per un certo periodo si era persa di vista la difesa di molte varietà autoctone e minori. Questo ha fatto spazio ad un’ampia gamma di “nuove uve” provenienti dai mercati di tutto il mondo; si è registrato un incremento di vitigni quali: Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot, Pinot Nero e Chardonnay.
La scelta di allevare vitigni internazionali veniva effettuata soprattutto per ragioni di marketing.
Oggi l’importanza maggiore è stata restituita alle viti che da sempre hanno radicato nel nostro territorio. La lista dei vitigni tipici pugliesi spazia a dismisura e, tra le varietà di maggior prestigio ci sono: Aglianico, Bombino Nero e Bianco, Ottavianello, Moscatello Selvatico, Pedirosso, Susumaniello, Malvasia Nera di Brindisi, Malvasia Nera di Lecce, Notardomenico, Verdeca, Malvasia Bianca, ecc…
A questi si affiancano i veri e propri “simboli vinicoli” che sono diventati sinonimo di Puglia per eccellenza, portando il marchio di una regione “da bere” in tutto il mondo: Primitivo, Negroamaro ed Uva di Troia.
Il recupero delle antiche varietà, avviene anche ad opera degli innumerevoli progressi nel campo della biochimica e della genetica, che ci permettono di analizzare il DNA e tutto il patrimonio ereditario dei vitigni.
Fortunatamente per trainare le autentiche eccellenze vitivinicole, oggi si è ben deciso di allontanarsi dal concetto di standardizzazione, concorrendo anche con l’attenzione particolare verso un’agricoltura sempre migliore.