Ancora una volta, l’ “Hotel Palazzo Caracciolo” di Napoli è stato un’importante piattaforma di incontri tra: tradizione, formazione, innovazione, pizzaioli d’eccellenza e grandi esperti che si sono ritrovati a parlare di PIZZA grazie anche a FORMAMENTIS.
Si sono susseguiti una serie di interventi che hanno abbracciato diverse “correnti di pensiero” in tema di cottura della vera pizza napoletana; in effetti, dopo diversi input di discussione, si è potuto notare come l’argomento in oggetto è capace di lasciare spazio a diverse “frazioni interpretative”.
I sostenitori più accaniti della tradizione, come il grande Enzo Coccia, hanno abbracciato completamente l’idea che la VERA PIZZA NAPOLETANA deve essere sia preparata in un determinato modo, ma soprattutto il ruolo del forno a legna (con le varie combinazioni dei diversi legni per la combustione) riveste una significativa importanza; tanto da non deviare minimamente il suo pensiero verso la ricerca di cotture alternative.
Al contrario, capitanati dal maestro Gulielmo Vuolo, vi era lo “schieramento” di tutti i personaggi che, oltre al sostegno per la tradizione, erano ad un certo modo affascinati davanti alla sperimentazione di un nuovo modo di cuocere: forno a gas ed elettrico.
Indubbiamente, tutti i presenti hanno saputo ben tenere a mente il ruolo antropologico, sociale e culturale, che la vera pizza napoletana ricopre da oltre 200 anni. Dapprima nato come l’alimento del “lazzaroni” e quindi di quella parte più bassa della società, è diventato oggi il vero simbolo della globalizzazione gastronomica nel mondo. L’elemento più affascinante è dovuto alla versatilità ed alla facilità con cui, tutti i popoli, hanno inglobato il CONCETTO di pizza nelle più diverse culture; infatti la pizza, dal momento in cui ha oltrepassato i confini napoletani, non ricopre più un ruolo di alimento in senso stretto, ma porta con se la storia di un territorio, le abitudini della gente…ed il concetto di bontà che la distingue dal resto delle imitazioni.
Sono state portate anche alcune “teorie” secondo le quali, il benzopirene e la produzione di IPA durante la cottura della pizza, provochino danni all’organismo; si è notato però, che questo non è affatto un problema, perché queste sostanze sono prodotte in quantità impercettibili e quindi irrilevanti. Insomma: W LA PIZZA e W LA BONTÀ !
Infondo…se la pizza è l’elemento culinario più imitato al mondo ed il più commercializzato, un motivo c’è!