Il sapore della malinconia
Flusso di pensieri tra coscienza e in-coscienza: esperimento di Cinegustologia su base musicale. La Marinara di Starita
È uno di quei giorni che ti ritrovi a camminare, per chilometri. Non puoi fermarti, sei solo, accompagnato da un fascio di pensieri convulsi. Puoi solo camminare e sperare di sfibrare i grumi nella mente, diluirli come cioccolato denso a bagnomaria.
È tardi, sei stanco, hai voglia di sederti e mettere qualcosa tra i denti. Cerchi una casa, trovi conforto da Starita. Niente fila, bene. Vai per birra e Marinara Starita. Che poi la marinara non è mai stata tra le tue prime scelte. Servito presto, tagli la pizza a metà, poi in 8 pezzi: ora hai fame, vuoi godertela con calma.
Afferri con due dita il primo trancio e… stai da Starita: il pezzo non muore afflosciandosi sotto il suo peso. Bam, il boccone scoppia in bocca. Qua non scarti, come per le altre marinare, la presenza grossolana di aglio o il tappeto di origano. No, fai esplodere il tutto, cornicione croccante compreso. Ma come è possibile che questa pizza sia più buona e potente della Margherita?
Passi al secondo pezzo. Non fai in tempo ad avvertire la callosità del datterino che parte un altro Bang: la musica di Taxi Driver incomincia a scorrere nella mente, ti capita a volte. Mastichi e il sorriso di De Niro si confonde con l’immagine di un viale. Quello della vecchia casa. È sera, scendi per la strada tortuosa e fischi, a coprire i pensieri, la musica di Herrmann.
Ma che succede? Ti ricomponi guardandoti intorno e… sorridi, dando ragione a chi pensa che la testa sia una sfoglia di cipolla. Sorseggi la birra, fai spazio ad un altro pezzo di pizza, ma… la musica è partita: ora è il salato del pecorino a commuovere, a prenderti a tradimento portandoti lontano. È lei che vedi oltre la ruggine del tempo, mentre risale un motivo di Daniele in Ricomincio da tre.
La commozione di questa pizza è al suo apice. Il sapido del pecorino danza tra dolci rondelle di pomodorino e il pungente dell’aglio ha ormai il tono malinconico di un tango argentino. La musica di Piersanti accompagna il ricordo di quell’angolo sul mare.
Le lacrime, il salato dei sapori, strappano un ghigno di piacere. È tutto così assurdo, eppure maledettamente breve. Come la pizza.