Cosa possono avere in comune due Chef come Enrico Crippa e Cristina Bowerman apparentemente così lontani? Lui così schivo e riservato, lei invece così estrosa e creativa? Per rispondere a questa domanda bisogna tornare un po’ indietro nel tempo e concentrarsi sui due piatti simbolo delle ultime
L’edizione 2016 del Congresso ideato da Paolo Marchi è stata rappresentata dal piatto ideato da Cristina Bowerman: To Bee or not to Bee. Prendendo ispirazione dalle api, di cui la Bowerman è diventata una profonda conoscitrice nonché ambasciatrice, sensibilizzando il pubblico sul rischio estinzione e sulle conseguenze negative che questo avrebbe sul pianeta, la chef del Glass Hostaria ha cercato di ricreare un alveare usando il ciuffo di trippa, con purea di patate, succo di lime, mandorle tostate e per completare il piatto un cucchiaio di idromele. Il piatto esprime tutta la potenza Bowermaniana. Una donna formatasi tra la Puglia, gli Stati Uniti e l’Italia, curiosa, eclettica, spumeggiante e studiosa, che ha fatto del viaggio il tema fondante della sua cucina; reinterpretando la tradizione italiana con ingredienti e cotture sempre diverse, frutto di studio e sperimentazioni.
Dall’altro lato c’è Enrico Crippa. Il suo Cocktail di gamberi con radicchio tardivo è stato il simbolo di Identità Golose 2017. Tre stelle Michelin nel 2012 con Piazza Duomo, Crippa è stato alla corte di importanti chef internazionali: da Gualtiero Marchesi a Ferran Adrià. Ma l’esperienza che più a caratterizzato la sua arte è stato il viaggio fatto in Giappone, dove è rimasto tre anni. La maniacalità verso l’uso e la ricerca delle materie prime e la minuziosità dell’impiattamento sono gli elementi che ha portato con sè. Una grande diligenza, attenzione e studio sono alla base di uno dei massimi esperti di vegetali in Italia. L’orto, curato da lui e dal contadino Walter Danusso, sono l’esempio dell’amore e del rispetto che questo chef ha per i frutti della terra. Due persone diverse, con idee e percorsi differenti che però sono riuscite a fare del viaggio, della libertà di espressione, dello studio, della conoscenza e del confronto con altre culture le chiavi di volta della loro cucina.