“A me nun me piace ‘o presepio” (Natale in casa Cupiello)
Anno 2018, Italia. E’ la sera del 24 dicembre e il Paese si è fermato per assaporare le prelibatezze preparate in famiglia. D’un tratto, eccolo: il “Nennillo” che sguaina la propria arma acquistata sulla bancarella di turno e comincia a colpire a suon di otturatore. Cosa sta facendo? Scatta.
La tavola è imbandita, non si rispetta quasi mai una vera e sola tradizione. La creatività è di famiglia, di tutte le famiglie ma ciò che mette d’accordo proprio tutti sulle tavole degli italiani, sono l’abbondanza e gli smartphone.
Come tutte le forme della “tradizione”, anche quella natalizia è legata a persone e territori, si costituisce e si insidia nell’habitat culturale in modo spesso spontaneo e diversificato. C’è un fattore però, che si muove indistintamente da nord a sud, favorisce connessioni, sfonda barriere spazio-temporali e crea illusioni: fotografare il cibo e condividerlo sui social network. Per alcuni si chiama Food Porn, per altri, semplicemente #pranzodinatale, ciò che conta è condividere con i commensali e con il resto del mondo “social”.
Se “‘o presepio” di De Filippo rappresenta la “tradizione”, l’allontanamento dal presepe potrebbe rappresentare un latente senso di ribellione verso una qualche “autorità”, un po’ come accade oggi con le nostre tavole. Ci piace fotografare il cibo, l’abbondanza e la convivialità ma quanto c’è di vero in tutto questo? quanto basta per porsi una domanda e trovare su google la soluzione espressa in punti: “Come fotografare il cibo in 10 suggerimenti”. Questo fenomeno incorpora in sé stesso non poche contraddizioni e i dispositivi “social” vengono spesso semplificati, ridotti a “non luoghi” virtuali. In realtà, come lo stesso Augé ha sostenuto, le chiavi di lettura sono molteplici. Persino un “non luogo” può trasformarsi in “luogo” se al suo interno hanno la possibilità di svilupparsi delle reti sociali.
Non manca l’ironia, c’è chi giura di aver mangiato lo stesso nonostante non abbia postato foto sul suo profilo Instagram, noi proviamo a crederci. Per quanto riguarda i “nativi digitali”, hanno acquisito questa nuova “tradizione”, il più delle volte trovata sotto l’albero con l’ultimo modello di smartphone disponibile sul mercato. Tutto questo potrebbe essere simile ad un istinto, qualcosa di innato e “sovversivo” come quello di preferire l’albero di Natale a ‘o presepio in casa Cupiello ma in fondo, c’è abbastanza spazio per entrambi.