Alain Ducasse è un crogiolo di ossimori. È nato e cresciuto in un paesino dell’Alsazia di cinquecento anime, Castel-Sarrazin, eppure è diventato il più internazionale degli chef. Da quei terreni che un tempo furono paludi, è partita la sua personale costruzione del firmamento di stelle della Rossa del Bibendum (ne ha conquistate 21 in giro per il mondo), iniziando dal sontuoso Le Louise XV nel principato monegasco. Così ai fanghi delle sue radici contrappone le porcellane e gli ori del suo ristorante-museo. Allo sfarzo ricercato dei suoi piatti, la ricerca minimal-positivista dei cibi per gli astronauti. È diventato un cuoco per gli odori del forno di casa (per cui chiede l’abolizione delle cappe dalle cucine domestiche), crede nell’evoluzione glocal della cucina («Per rispettare la salute, anche quella del mondo») e racconta di essersi emozionato ad Osaka, sotto un cavalcavia della ferrovia, in un ristorantino con cinque tavoli, dopo aver assaggiato una sorta di sfoglia di farina di grano saraceno («Solo farina, acqua e sale… ma è perfetta»). Dai trampoli che usavano i pastori suoi antenati per muoversi tra i pascoli è nato un gigante, noi l’aspettiamo all’apertura del Congresso “Identità golose” dove parlerà del connubio tra gola e benessere – Domenica 8 Febbraio ore 10:45 sala auditorium (A) .
in foto: Jean-Louis Gintrac (1808-1886) Abitanti delle Landes. Musée des Beaux-Arts (Bordeaux)
Sig.Pesacane il suo articolo è Pregevole
Attendo con impazienza il prossimo articolo. Leopoldo Calabresi