Si è tenuta oggi giovedì 4 giugno, nella splendida Biblioteca Pagliara, dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, la tavola rotonda, organizzata in collaborazione con il Consolato degli Stati Uniti d’America, che ha visto come protagonista la chef del padiglione USA per Expo 2015, Mary Sue Milliken, da sempre impegnata nelle politiche alimentari e attiva nel promuovere l’integrazione e l’affermazione delle donne nella ristorazione. Attraverso la successione di interventi, tenuti dai professori Marino Niola e Elisabetta Moro, dalla responsabile dell’Alta Formazione Gambero Rosso Holding Camilla Carrega Bertolini e da Deborah Guido-O’Grady, Console USA per il Sud Italia – e dalla stessa chef – è emersa la necessità di rispondere, come uomini, al grido d’aiuto che invoca il nostro pianeta, e di cui Expo si è fatto portavoce: nutrire la terra. L’incontro, cui hanno partecipato tra gli altri, gli allievi del Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia (frutto della partnership tra l’Università Suor Orsola e il Gambero Rosso) si è focalizzato sui temi della sostenibilità e della Dieta Mediterranea. Quest’ultima, la nostra dieta, oltre ad essere stata riconosciuta dall’UNESCO, nel 2014, “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”, è stata definita dalla FAO “migliore modello di dieta sostenibile”. Modello alimentare e culturale da cui tutti gli altri paesi dovrebbero prendere esempio, per arginare i danni attuali e potenziali, che lo sfrenato consumo di cibo porta con sé. Il problema degli eccessi alimentari è una questione annosa, sollevata – come ricorda il prof. Niola – già da Platone nella sua “Repubblica”, il quale prescrive ai membri della città ideale una dieta prevalentemente vegetariana, affinché si possa vivere nella moderazione e nel rispetto della terra e di sé stessi. E sul rispetto e la moderazione è fondata la cucina della chef Mary Sue Milliken. La chef, sotto i modi cortesi e il sorriso elegante, cela grinta e caparbietà. La Milliken, da sempre convinta di voler diventare una grande chef, ha iniziato a lavorare in cucina a 16 anni. Presto si innamora dei sapori e dei variopinti banconi di vegetali messicani (tanto da essere considerata oggi “ambasciatrice della cucina messicana contemporanea”) e, solo nel 1993, viene a conoscenza della Dieta Mediterranea, in un congresso a Madrid. Da allora ha fatto sue le linee guida di questa “daita” a noi familiare. “Ho sempre puntato al massimo nel mio lavoro e in ogni iniziativa intrapresa “- ammette fiera – “e se oggi la sfida è nutrire chi ha fame e redimere chi abbonda, il mio compito, come donna e come chef, è, e deve essere, combattere la fame nel mondo”. A partire dai piatti che serve, composti all’80% di cibi vegetali e solo da 20% di proteine animali, per arrivare alla sua organizzazione di beneficenza, Share Our Strength , il cui scopo è quello di porre fine alla malnutrizione infantile, la Milliken persegue senza sosta il suo obiettivo. Descrive il nuovo ruolo degli chef, non più artisti dei fornelli, ma ambasciatori di un nuovo stile di vita: sano per noi, sano per la terra. La strada è ancora lunga, il mondo di oggi, purtroppo, è ben lontano dagli ideali Platonici, e il cibo, con i consumi e gli abusi ad esso connessi, diventano la punta di un icebreg che minaccia la salute di tutto il pianeta. Con gli chef, soldati impegnati sul fronte, dobbiamo fare della sostenibilità il nostro credo e della Dieta Mediterranea la nostra arma per combattere una guerra contro lo spreco e la fame.
La dieta mediterranea resta la migliore!