“Il cibo è il vero carburante della storia poiché l’uomo mangia per vivere e vive per mangiare” (Marino Niola).
Ciò che ha differenziato l’uomo dall’animale, nel corso della storia, non è stata solo la necessità fisica di soddisfare la sua fame, ma anche la sua capacità di trarre gusto dalla nutrizione e vedere nel cibo un carburante ma anche uno sfizio del palato.
Ogni cucina, così, si è tramutata nello specchio della società che l’ha fondata e che proprio a tavola assume un’unica identità.
Ed è esattamente da una tavola che siamo reduci, sto parlando delle due grandi vigilie appena passate.
Credenti o no, seguendo i menù tradizionali o creandone di nuovi, nessuno di noi ha potuto sottrarsi dal celebrare l’indiscussa protagonista di questi giorni di festa: la gola.
Tutto ha l’aria di essere una messa sacra all’insegna della gastronomia e della convivialità, perché mangiare da soli è da barbari!
“Le cene della vigilia rappresentano il luogo degli affetti e rifiutarle rappresenta una volontaria rinuncia al senso comunitario” (Marino Niola).
Non a caso i piatti tipici e soprattutto i dolci, che già dal Cinquecento rappresentavano un vanto di molti luoghi sacri, erano chiamati devozioni.
Dagli struffoli ai rococò, dalle paste di mandorle ai mostaccioli, la grande abbuffata è ricca di simboli che sin dalla notte dei tempi hanno a che fare con l’origine e ancora alimentano l’immaginario festivo degli italiani.
Il nuovo anno è arrivato ma le feste non sono terminate.
L’ultimo round che vede ancora i nostri palati invitati a partecipare è alle porte: la notte della Befana.
Sintesi cristiana delle divinità pagane di inizio anno la notte della Befana condivide con Natale l’attesa magica di premi e castighi, dolciumi e carbone che per tradizione ogni bambino, piccolo e grande che sia, ritrova nella calza la mattina del 6 gennaio.
É proprio questo accessorio, la calza, a rappresentare la vecchina che in sella ad una scopa se ne va svolazzando sui tetti delle nostre case pronta a presentare lo scrutinio di fine anno.
Da quella di Batman a quelle tramandate di anno in anno, un po’ logore e scambiate, appese al camino o ai piedi del letto, la calza abbondante, stracolma di zucchero è l’ultima consuetudine e traguardo da raggiungere per sigillare definitivamente l’anno passato!
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!